Teologian.test430

TEOLOGIA DEL NUOVO TESTAMENTO - VOLUME 1 La predicazione di Gesù

18,00 €
Modificatore prezzo variante:
Prezzo di vendita17,60 €
Descrizione
Autore: IOACHIM JEREMIAS
Formato:  15,5 X 22
Pagine: 390
Anno: 1976
Editore: PAIDEIA EDITRICE

joiachim-jeremias-120

L'Autore Joachim Jeremias, (Dresda, 20 settembre 1900 – Tubinga, 6 settembre 1979) è stato un teologo, orientalista ed esegeta tedesco. Visse dal 1910 al 1915 a Gerusalemme, seguendo suo padre, che era pastore luterano. Nel 1922/1923 terminò gli studi di teologia e lingue orientali. Dopo aver ottenuto l'abilitazione all'insegnamento (Lipsia 1925) divenne professore straordinario del Institutum Judaicum di Berlino.
Dopo vari cambi, dal 1935 si trasferisce a Gottinga, dove continuò a insegnare finché si ritirò in pensione. I suoi studi sono rivolti in particolare alla ricostruzione dell'ambiente e della vita di Gesù, al di là della presentazione che ce ne dà il Nuovo Testamento.
Tra le sue opere più famose: Gerusalemme al tempo di Gesù (1923 - la sua tesi di laurea) - Teologia del Nuovo Testamento (1970) - Le parole dell'Ultima Cena - Le parabole di Gesù.

TEOLOGIA DEL NUOVO TESTAMENTO - VOLUME 1 La predicazione di Gesù

PREMESSA ALLA SECONDA EDIZIONE

Nella seconda edizione s'è provveduto a correggere e integrare il testo. Sostanzialmente nuovo sono il brano "Iperbole e paradosso" (pag. 357) e, alla fine, l'appendice "L'annuncio di Gesù e la testimonianza di fede della chiesa" (pag. 355).

Pasqua 1973
Joachim Jeremias

CAPITOLO PRIMO
ATTENDIBILITְÀ DELLA TRADIZIONE DELLE PAROLE DI GESÙ
In questo primo capitolo tratteremo il problema del Gesù storico1. Più precisamente, concentreremo la nostra attenzione sulla questione decisiva agli effetti dell'intento che ci proponiamo e ci chiederemo se dalle nostre fonti possono emergere con sufficiente probabilità i pensieri di fondo della predicazione di Gesש, o se invece questa speranza
è utopistica già in partenza.
Due grosse difficoltà si presentano. Innanzitutto: mentre di Paolo noi possediamo documenti originali, non ci è stata tramandata nemmeno una riga scritta propriamente da Gesù. Erano giא trascorsi più di trent'anni da che era morto quando si incomincià a mettere in scritto, collegando le logicamente, le sue parole, che nel frattempo erano state tradotte in greco da un pezzo. Era inevitabile che, in questo lungo periodo di trasmissione orale, la tradizione subisse delle modifiche. Il confronto tra le redazioni, ad es., del padrenostro o delle beatitudini in Matteo e Luca può dare un'idea di questo processo; beninteso, deve anche mettere in guardia da una sua sopravvalutazione. C'è poi un altro fatto che rende la questione scottante: fino a qual punto l'annuncio di Gesù stato trasmesso in maniera attendibile? Dobbiamo infatti non solamente pensare che le parole di Gesù, fino al momento della loro fissazione scritta, abbiano subito modifiche, ma anche mettere in conto che abbiano conosciuto formulazioni del tutto nuove. Delle sette lettere di Cristo alle comunità dell'Asia Minore (Apoc. 2-3) e da altre parole del Cristo glorioso tramandateci in prima persona (p. es. Apoc. 1,17-20; 16,15; 22,12 ss.), si può evincere che i profeti della cristianità primitiva hanno indirizzato alle chiese parole che hanno l'intonazione ora della durezza, ora dell'ammonizione e del biasimo, ora della promessa, e che ciò han fatto in nome di Cristo e in prima persona singolare. Queste parole di indole profetica hanno poi trovato posto nella tradizione relativa a Gesù e sono state fuse con le parole da lui pronunciate quando ancora era in vita. I discorsi di Gesù, quali si leggono nel Vangelo di Giovanni, offrono un esempio di quanto abbiamo detto; in gran parte sono senza dubbio omelie in prima persona costruite su parole di Gesù.
Il metodo che, in considerazione di questi fattori di incertezza, da tempo e con pieno diritto si segue per dare una risposta al problema dell'autenticità delle parole di Gesù, è l'analisi comparata delle religioni. Esso utilizza soprattutto il 'criterio della dissomiglianza'2. e ravvisa la tradizione più antica là dove un detto o un tema non si possono ricollegare nè al giudaismo antico nè alla chiesa. Come esempio di detto estraneo all'antico giudaismo può essere addotto il messaggio di Gesù che annuncia l'amore di Dio nei confronti dei peccatori, messaggio che per la maggior parte dei contemporanei era scandaloso a tal punto, da non poterlo noi ricollegare alla mentalità dell'ambiente di Gesù. Un detto che non può esser fatto risalire alla chiesa primitiva si può ravvisare con sicurezza là dove Gesù esprime un'aspettativa che non si è poi realizzata3; in casi simili è da ritenersi provata l'origine pre-pasquale. A questo criterio, che si può ritenere condiviso da tutti, noi verremo dedicando la nostra attenzione. Ma esso presenta anche un lato debole. Infatti raffronta le parole di Gesù con la mentalità religiosa del giudaismo palestinese e della chiesa in modo unilaterale, usando il principio della originalità; di conseguenza, coglie solo in parte le parole di Gesù che devono essere considerate antiche.
Tutti i casi in cui Gesù si rifà a materiale preesistente - quali sono, ad es., le idee dell'apocalittica, certe massime del tardo giudaismo o l'uso linguistico in voga nel suo ambiente - sfuggono alle maglie della ricerca, e lo stesso avviene per quei casi in cui la comunità primitiva ha trasmesso invariate le parole di Gesù, come l'appellativo 'abbà' (padre) rivolto a Dio nella preghiera. Bisogna insomma riconoscere che il modo con cui oggi si adopera il 'criterio della dissomiglianza' come una specie di scatola cinese, da una parte cela una pericolosa fonte di errori e dell'altra decurta e svisa la vera situazione storica, poichè non considera le connessioni fra Gesù e il giudaismo.
È
allora di estrema importanza che, assieme al metodo dell'analisi comparata delle religioni, si possieda un altro sussidio atto a lumeggiare la tradizione pre-pasquale, cioè lo stato di fatto della lingua e dello stile. I tre paragrafi del primo capitolo verteranno dunque su questo sussidio troppo trascurato. (Continua...)

NOTE


1. La pronuncia del nome in Giudea era jesuà' (con 'ajin), come apprendiamo dalle iscrizioni degli ossuari dei dintorni di Gerusalemme (document. in W. Foerster, ThWb III, 1938, 284-295 [285], ed. it. 1968 ss., IV coll. 91O-934 [910 s.]: è anche attestata la pronuncia [j]sù, in un graffito, ora coperto, che io stesso ho trovato sulla parete sud della vasca meridionale di Bethesda; cfr. jeremias, The Rediscovery of Betbesda, New Testament Archaeology Monograph n. 1, Louisville, Ky, 1966, 31 n.107, illustraz. 32). La forma jesu senza' ajin usata di preferenza nel Talmud (documenti in H. L. Strack, Jesus, die Hdretiker und die Christen nach den dltesten [ùdischen Angaben, Leipzig 1910, passim), non è un'abbreviazione intenzionale, dettata da motivi polemici anticristiani, ma quasi sicuramente (Flusser, Jesus, 13) è la pronuncia galilaica del nome; l'assorbimento nella pronuncia della lettera 'ajin era tipica del dialetto della Galilea (Billerbeck I, 156 s.).
2. Perrin, Rediscovering, 39-43.
3. V. p. 164 s.


INDICE

Premessa alla seconda edizione

CAPITOLO PRIMO
Attendibilità della tradizione delle parole di Gesù

1. Il substrato aramaico dei logia di Gesù nei sinottici

2. Modi di dire preferiti da Gesù
1. Il 'passivo divino'
2. Il parallelismo antitetico
3. Il ritmo
a. Membri con due 'ictus', - b. Membri con quattro 'ictus', - c. Membri a tre 'ictus', - d. Il metro qinà, 37.
4. Allitterazione, assonanza e paronomasia
5. Iperbole e paradosso

3. Contrassegni della ipsissima vox Iesu
1. Le parabole di Gesù
2. Enigmi
3. Il regno di Dio
4. Amen
5. Abba

Appendice al capitolo primo: La questione sinottica

CAPITOLO SECONDO
La missione

4. Gesù e il Battista
1. I rapporti di Gesù col Battista
2. Il riconoscimento del Battista da parte di Gesù
3. Gesù sotto l'influsso del Battista
5. La vocazione di Gesù
1. Le fonti
2. Il battesimo di Gesù
3. Il significato dell'esperienza battesimale di Gesù
6. Il conferimento della rivelazione
1. Mt. 11,27 (par. Le. 10,22) è una parola di rivelazione giovanneo-ellenistica?
2. Il senso del logion di MI. 11,27 (par. Le. 10,22)
7. 'abba' come invocazione di Dio
1. Le fonti
2. L'assoluta singolarità di 'abba' come invocazione di Dio
3. Il significato dell'innovazione 'abba'
8. L'accettazione della missione
1. Le fonti
2. Un nucleo storico?
3. Il senso dei racconti

CAPITOLO TERZO
L'aurora del tempo della salvezza

9. Il riaccendersi dello Spirito estinto
1. Il profeta
2. Lo Spirito estinto
3. La rivelazione conclusiva
10. La vittoria sul regno di Satana·
1. I miracoli nella testimonianza dei vangeli
2. Il potere del maligno
3. La sconfitta di Satana
11. L'aurora del regno di Dio
1. La basileia, tema centrale della predicazione pubblica di Gesù
2. "Basileia" come 'regno avvenire' nelle parole di Gesù
3. L'inizio del compimento del mondo

12. La buona novella per i poveri
1. Chi sono i poveri?
2. La lieta novella
3. La giustificazione della buona novella

CAPITOLO QUARTO
Il tempo di grazia
13. L'imminenza della catastrofe

1. Le due apocalissi sinottiche
2. Che cosa attendeva Gesù?
3. Quando arriverא la catasfrofe?
a. L'annuncio della basileia, - b. Parole di vocazione, - c. Parole d'invio in missione - d. L'appello alla penitenza, - e. Le parole, - f. Predizioni di sofferenze e parole di consolazione, - g. Dichiarazione di rinuncia e preghiera al Getsemani,
14. La minaccia
1. Le minacce ai contemporanei
2. La minaccia ai sacerdoti, scribi e farisei
3. La religiosità che separa da Dio
15. L'esigenza dell'ora
1. La conversione
2. Il motivo
3. La gioia della penitenza

CAPITOLO QUINTO
Il nuovo popolo di Dio
16. La fede
1. Le fonti
2. Che cosa significa credere?
3. La valutazione della fede da parte di Gesù
17. Il raduno della comunitא dei salvati
1. La terminologia
2. Il santo resto
3. La grazia senza limiti
18. La condizione di Figlio
1. Il Padre
2. La nuova preghiera

a. L'eredità liturgica, - b. L'esempio di Gesù, - c. Le istruzioni di Gesù sulla preghiera, - d. Il Padre nostro,
19. La vita dei discepoli
1. Critica di Gesù alla legge divina del vecchio eone
a. Gesù e la legge dell'A.T., - b. Gesù e la tradizione orale
2. Il comandamento dell'amore come legge di vita del regno
3. Il nuovo motivo
4. I singoli settori
a. La santificazione della vita di ogni giorno, - b. La rinuncia agli averi, - c. Gesù e la donna, - d. Il bambino, - e. L'atteggiamento politico, - f. Il lavoro,
20. Invio dei messi
1. Le fonti
2. Direttive, incarico e poteri
3. La sorte dei messi
21. Il compimento del popolo di Dio
1. Il tempo della tribolazione escatologica
2. La svolta
3. L'afflusso dei popoli
4. Dio è re

CAPITOLO SESTO
Gesù e la coscienza della propria missione
22. Il salvatore
1. L'uso enfatico di ָyw
2. Predicazione pubblica e istruzione dei discepoli
23. Il Figlio dell'uomo
1. Le fonti
a. Dati- filologici, - b. Il dato della storia delle tradizioni
2. La questione dell'autenticità
3. La preistoria del titolo (il problema storico-religioso)
4. Significato dell'espressione 'Figlio dell'uomo' sulla bocca di
Gesù

24. La passione
1. Gli annunci della passione
2. L'interpretazione della passione
a. Le parole dell'ultima cena, - b. La vita 'data in riscatto' - c. La parola della spada, - d. La parola su Elia, - e: 'Consegnato', - f. 'Colpirò il pastore...', - g. L'intercessione per i colpevoli

CAPITOLO SETTIMO
La Pasqua
25. La più antica tradizione e la prima interpretazione
1. Le fonti
2. Gli avvenimenti pasquali
3. L'interpretazione degli eventi di Pasqua

Appendice: L'annuncio di Gesù e la testimonianza di fede della chiesa

Aggiunte

Indice dei passi biblici citati