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DIZIONARIO ITALIANO-PUNJABI

18,00 €
Modificatore prezzo variante:
Prezzo di vendita17,60 €
Descrizione
Autore: HARJINDER HIRA
Formato:  15 X 21
Pagine: 300
Anno: 2012
Editore: IBISKOS OLIVIERI

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L'Autore
Harjinder Hira

DIZIONARIO ITALIANO-PUNJABI a cura di HARJINDER HIRA

RETROCOPERTINA

Il linguaggio è uno dei più preziosi tesori dell'umanità; e grazie ad esso ci possiamo distinguere dagli esseri appartenenti al mondo e animale ed è proprio il nostro modo di comunicare che ci permette di imparare e trasmettere attraverso le generazioni i tesori della conoscenza, della cultura religiosa, della politica e della morale... Cominciando dal Punjabi, possiamo esordire dicendo che intorno al 2500 a.C. circa, popolazioni indoeuropee, originarie del Mar Caspio, nonché delle steppe asiatiche, invasero l'Hindustn (India), spingendosi fino a Punjab e portandosi dietro la loro lingua, dalla quale discende il sanscrito antico, la lingua dei Veda; il sanscrito, straordinaria lingua letteraria dell'antichità, è una delle prime lingue d'arte della storia, il termine significa "perfetto e grammaticalmente compiuto", ad indicare la perfezione formale raggiunta da questa importantissima antica lingua. I primi libri sacri dell'induismo furono scritti, proprio sulle sponde dei fiumi del Punjab, in tale lingua da questo popolo di stirpe linguistica indoeuropea, ed in essi si trovano i primi accenni della storia del paese...

INTRODUZIONE

Il linguaggio è uno dei più preziosi tesori dell'umanità; è grazie ad esso che ci possiamo distinguere dagli esseri appartenenti al mondo animale ed è proprio il nostro modo di comunicare che ci permette di imparare e trasmettere attraverso le generazioni i tesori della conoscenza, della cultura religiosa, della politica e della morale. È di vitale importanza, quindi, quando ci troviamo in un paese straniero, riuscire a capire e comunicare bene nella lingua locale. Purtroppo negli ultimi decenni, molte persone di lingua punjabi giunte in italia, spesso si sono trovate a fronteggiare spinosi problemi a livello linguistico; anche a causa della scarsa disponibilità di libri per imparare l'italiano a partire dalla loro lingua. Il presente vocabolario, quindi, intende fornire ai lettori, in una forma la più scorrevole possibile e in una veste grafica snella, una valida guida all'interno di due lingue che, seppur distanti fra loro, appartengono alla grande famiglia delle lingue indoeuropee, e a scopo puramente informativo spenderemo in questa introduzione qualche rigo sul loro sviluppo e sulla loro storia. Fino ad oggi, infatti, non esisteva alcun dizionario che mettesse in contatto queste due lingue tanto diverse, quanto accomunate dalle stesse radici.
Cominciando dal Punjabi, possiamo esordire dicendo che intorno al 2500 a.c. circa, popolazioni indoeuropee, originarie del mar Caspio, nonché delle steppe asiatiche, invasero l'Hindustan (India), spingendosi fino al Punjab e portandosi dietro la loro lingua, dalla quale discende il sanscrito antico, la lingua dei Veda; il sanscrito, straordinaria lingua letteraria dell'antichità, è una delle prime lingue d'arte della storia, il termine significa "perfetto e grammaticalmente compiuto", ad indicare la perfezione formale raggiunta da questa importantissima antica lingua. I primi libri sacri dell'Induismo furono scritti, proprio sulle sponde dei fiumi del Punjab, in tale lingua da questo popolo di stirpe linguistica indoeuropea, ed in essi si trovano i primi accenni alla storia del paese.
La lingua sanscrita si suddivideva oltreché in sanscrito vedico, la lingua dei Rigveda, Yajurveda ecc., anche in s. ieratico, ossia quello della lingua s. esegetica dei Brahmana, Upanishad ecc., e quello dei grandi poemi epici, come Mahabharata e Ramayana, nonché quello classico o sanscrito per eccellenza, ovvero quello degli antichi grammatici indiani, come il celebre Panini.
Il Punjabi, come lingua, è dunque diretto discendente di questa antica forma di sanscrito, così come anche altre lingue indiane: il sindi, l'hindi, il gujrati, il mahrati, l'uria, il bhanqali..ecc.
In seguito queste stesse popolazioni indoeuropee si spostarono successivamente anche verso ovest, portando la loro lingua anche nelle regioni europee, dando così luogo alla grande famiglia delle lingue indoeuropee, antiche e moderne, quali le lingue germaniche, quelle neolatine o romanze (discendenti dal latino), le lingue baltiche, slave, oltreché, naturalmente, il greco e il latino.
Riguardo alla Lingua Italiana, essa è in sostanza l'evoluzione di una delle più conosciute ed affermate lingue di cultura dell'antichità in occidente: il Latino.
Quando nella tarda antichità il latino, quello letterario, stava perdendo la sua spinta propulsiva, come motore di tutte le attività intellettuali del tempo, assieme al corrispondente decadimento socio-culturale dell'Impero Romano, cominciarono progressivamente ad emergere i vari "volgari" della penisola italica, che fino a quel momento avevano
costituito una sorta di sostrato linguistico, sopito sotto il peso della lingua dominante.
A mano a mano che cresceva la distanza tra la lingua letteraria (il latino) e quella d'uso (ossia il volgare), parlata da chiunque, dotto o popolano che fosse, i "volgari" della varie aree della penisola premevano prepotentemente.
La frattura definitiva si ebbe durante il Sacro Romano Impero, quando Carlo Magno, nell'intento di rivalutare la lingua latina letteraria, fece istituire le scholae palatinae, dove veniva insegnato il latino classico, secondo i rigidi canoni fissati per sempre dalla prosa del più grande oratore latino, Cicerone, e dalla poesia di Virgilio. Tale evento
segnò il definitivo distacco tra una lingua ufficiale (perché pur sempre ancora utilizzata in vari ambiti, giuridico, letterario, scientifico, filosofico ecc.), e una lingua popolare, la sola che consentiva a tutti gli strati della popolazione di comprendersi vicendevolmente, almeno in una determinata area della penisola italiana.
Un altro evento, in ambito europeo, che sancì tale frattura, fu l'Editto di Strasburgo, un trattato volto a definire nuovi assetti geo - politici in Europa, sottoscritto dai figli di Carlo Magno e redatto in due lingue, il germanico e il francese, diverse dal latino, con l'utilizzo delle quali i due distinti eserciti, presenti alla cerimonia, poterono comprendere che cosa dicessero i rispettivi sovrani.
Da allora, i vari "volgari", europei e italiani, si andarono sempre più affermando, dimostrando una sempre maggiore maturità stilistica, sintattica e morfologica, e una maggiore adattabilità ai continui mutamenti fonetici del parlato.
Fino a quando, in Italia, un poeta e scrittore fiorentino, Dante AIighieri, nato nella seconda metà del '200, compose un'opera letteraria destinata a rimanere nella storia: un monumentale poema, frutto di tutte le sue riflessioni di ordine religioso, filosofico, scientifico e letterario. Egli diede a quest'opera il nome di "Commedia" , ma tutto il mondo ormai conosce la "Divina Commedia", titolo attribuito poi, pare, da un altro grande italiano, Giovanni Boccaccio, quasi contemporaneo di Dante.
Mai nulla era stato scritto in uno stile così bello e sublime prima di allora in Italia. Così, sin da quel momento, il fiorentino fu riconosciuto unanimemente quale modello assoluto della Lingua Letteraria Italiana, anche grazie al fatto che in questo volgare si cimentarono poi altri due grandi poeti e scrittori toscani: il già citato Boccaccio e Francesco Petrarca, costituendo così assieme a Dante, le cosiddette Tre Corone.
Da quel momento in poi, non sarebbero più sussistiti i "volgari" italiani, tutti fino ad allora su un piano paritario, ma sarebbero rimasti i vari "dialetti" italiani, e un volgare, il fiorentino, che fra tutti sarebbe emerso ed assurto a dignità di lingua letteraria e nazionale. Ma quando tutto ciò sarebbe accaduto? Perché l'Italiano, come lo conosciamo, si affermasse a livello nazionale, sarebbero dovuti trascorrere vari secoli, durante i quali vari studiosi avrebbero posto, ognuno secondo la propria opinione, la cosiddetta 'questione della lingua'. L'annosa 'questione della lingua' ebbe fine, nella prima metà deIl'800, ad opera di un grande scrittore milanese, Alessandro Manzoni che, con il suo celeberrimo romanzo "I Promessi Sposi", tutt'oggi letto e studiato nelle scuole italiane, consentì la diffusione della Lingua Italiana su scala nazionale, assumendo come modello il fiorentino illustre, - epurato di fenomeni fonetici e sintattico-grammaticali di tipo dialettale, - e contemperando così le necessità letterarie con quelle di comprensione da parte del vasto pubblico italiano. Tale opera, infatti, ben si inseriva, come indispensabile collante sociale, nel tessuto storico-culturale dell'Italia dell'800, proprio nel periodo che l'avrebbe vista liberarsi dal giogo straniero e raggiungere così la tanto agognata Unità politica.
Quella della Lingua Italiana è una storia straordinaria, un lungo cammino che ha visto il Latino evolversi fino a diventare la Lingua per eccellenza della Poesia, del Canto e della Musica, in Europa e nel mondo: l'Italiano.
Fatte tali premesse introduttive inerenti alla storia di queste due straordinarie lingue, non resta altro che augurare al lettore un buon lavoro ed uso di quest'opera, nella speranza che essa possa costituire uno strumento efficace per muoversi agilmente, soprattutto nel quotidiano, nel lessico di base della lingua italiana. Harjinder Hira

INDICE

Lettera A Pag. 17
Lettera B » 41
Lettera C » 51
Lettera D » 78
Lettera E » 93
Lettera F » 102
Lettera G » 113
Lettera H » 122
Lettera I » 123
Lettera J » 145
Lettera K » 146
Lettera L » 147
Lettera M » 156
Lettera N » 170
Lettera O » 176
Lettera P » 183
Lettera Q » 207
Lettera R » 210
Lettera S » 228
Lettera T » 263
Lettera U » 276
Lettera V » 280
Lettera W » 289
Lettera X » 290
Lettera y » 291
Lettera Z » 292