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PIO XII SANTO?

15,00 €
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Prezzo di vendita14,66 €
Descrizione
 Autore: ROBERTO SCHENA
 Formato:  15 X 21
 Pagine:  130
Anno: 2009
 Editore:

 EDIZIONI LIBRERIA CROCE

 

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L'Autore Roberto Schena, giornalista professionista, 54 anni, è nato a Milano dove vive e lavora. Cre­sciuto professionalmente nelle redazioni di vari quotidiani, tra cui Il Giornale di Montanelli, ha poi diretto alcuni periodici. Attualmen­te lavora in un importante quotidia­no nazionale. Si è sempre occupato di diritti civili.

Pio XII santo? è la sua seconda pubblicazione.

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Eugenio Pacelli (1876-1958), eletto Papa nel 1939 con il nome di Pio XII, è una delle figure storiche più importanti e al tempo stesso più discusse del XX secolo, soprattut­to, ma non solo, per la strategia del silenzio adottata e mantenuta "obtorto collo mentre era in atto la Shoah. Si commetterebbe un grossolano errore nel considerare mera­mente storiografico il dibattito sol­levato con la decisione di procede­re alla sua santificazione.
   Sulla rivalutazione o meno della sua figura si gioca la modernità del­la chiesa postconciliare.  Con la proposta di santificare Pio XII, si veicola un'autentica deformazione della verità storica, atta a velare il sostegno concreto che, fra gli anni Venti e Trenta, la stragrande maggioranza del clero e una quantità impressionante di cre­denti finirono con il fornire ai peg­giori regimi dittatoriali, in funzione apparentemente anticomunista, in realtà apertamente antiliberale e antidemocratica.

   Questo libro è stato scritto per reagire alla campagna di manipola­zione messa in atto ai danni di sconcertanti verità storiche. In trop­pi sono disposti a darle credito

PREMESSA

   Fra il 1943 e il 1944, quando ormai si profilava la sconfitta dell' Asse, Adolf Ritler divenne uno scomodo ingombro per le varie caste privilegiate, fino a pochissimo tempo prima entusiaste sostenitrici della sua ascesa. Parti rilevanti di esercito, chiesa e borghesia cercarono di disfarsi o di prendere le distanze dal ditta­tore prima della catastrofe, convinte di dover dare un altro volto al regime, sperando in una meno punitiva resa dei conti con gli Alleati e con le coscienze. Settori della Wehrmacht, nel 1944, giunsero a compiere, con il colonnello Claus von Stauffenberg, esponente dell'aristocrazia cattolica bavarese, l'attentato del 20 luglio 1944 nella "tana del lupo".

   La Santa Sede, che più che uno Stato è un ente religioso inter­nazionale, è la più esposta all'emergere della ricostruzione storica. Con la proposta di santificare Pio XII, la personalità cattolica più rappresentativa di quel periodo, la Santa Sede vuole allontanare l'accusa di averli appoggiati, quei regimi dittatoriali, sottolineando quasi un' estraneità aprioristica a qualunque avvenimento mon­dano, riversando così l'intera responsabilità dei tragici fatti su altri, sottraendosi al giudizio della storia. In sostanza, la chiesa di quegli anni fu retta non da un uomo incapace di denunciare con chiarezza la piega disumana assunta dai regimi nazista e fascista e di provo­care la ribellione dei fedeli, ma da un santo "prigioniero" degli eventi, a cui non fu concesso esprimersi liberamente, come invece poté nell'aperta condanna del comunismo.

   Da più di due anni, la causa di beatificazione giace pronta sulla scrivania di Benedetto XVI, approvata da tutte le commissioni che l 'hanno esaminata, in attesa solo della firma definitiva del papa per sbloccare l'apposito decreto. La firma, però, non arriva. Il processo non andrebbe avanti per le pressioni esercitate su Benedetto XVI da rappresentanti delle organizzazioni ebraiche, i quali avrebbero fatto presente che l'argomento rischia di compromettere definiti­vamente i rapporti tra Chiesa Cattolica ed ebrei. L'antisemitismo si cerca di spiegare in alcune pagine. E la chiesa di Euge­nio Pacelli fu manifestamente ostile al mondo ebraico, quando ancora Benito Mussolini non ci pensava lontanamente.

   L'alterazione attuale della verità storica si basa sulle seguenti affermazioni:

- più del Mein Kampf di Adolf Hitler, furono le teorie di Alfred Rosenberg riguardo la supremazia della razza ariana e il "supera­mento" delle religioni storiche il "vero" fondamento teorico del nazismo;

- Hitler non era credente, non era cattolico, ma ateo;

- la Santa Sede e i vescovi europei si opposero fermamente, come poterono, ai regimi dittatoriali e alle leggi razziali;

- i vescovi del Terzo Reich furono eroici nell' opporsi al nazismo;

- la Santa Sede offrì "segretamente" immediata protezione agli ebrei romani in fuga;

- Eugenio Pacelli segretario di stato operò al massimo delle sue possibilità diplomatiche per impedire l'ascesa del nazismo e suc­cessivamente come papa per salvare la vita agli ebrei attuando una vera e propria strategia del silenzio;

- la Santa Sede e il papa non furono mai informati della rete di copertura organizzata da parrocchie, monasteri e alti prelati per consentire a migliaia di nazisti e collaborazionisti, inclusi moltis­simi criminali, di riparare in America latina.

   In effetti, il Mein Kampfè una raccolta delle peggiori schifezze mai prodotte dal mondo cristiano anche ufficiale e pur tuttavia non fu mai messo all'Indice dei libri proibiti dalla chiesa, la quale, anzi, in quell'epoca, capitava che ne elogiasse i contenuti. Alfred Rosenberg, "l'intellettuale" del regime, temutissimo concorrente della chiesa nel sostegno a Hitler, ebbe un ruolo marginale rispetto a ben più rilevanti e decisivi appoggi forniti al regime da parte della chiesa tedesca. e della Santa Sede, soprattutto nelle relazioni internazionali, come gli stessi alti prelati tedeschi sbandieravano. I riferimenti di Hitler alla Provvidenza sono costanti nei pensieri, negli scritti, nelle opere e nei discorsi pubblici e privati: egli era dichiaratamente orgoglioso di appartenere alla fede cattolica, per­duta solo con l'approssimarsi della sconfitta. Vescovi e cardinali tedeschi e austriaci hanno sempre visto in lui un uomo di fede au­tentica. E le protezioni della Santa Sede offerte ai giudei, mai pub­bliche, sempre tardive, totalmente inefficaci nell' opporsi all'emanazione delle leggi razziali, furono a rimorchio dell' anti­fascismo maturato nei credenti, soprattutto a partire dalle popola­zioni occupate. La vera protezione fu offerta non agli ebrei perseguitati, ma ai nazisti in fuga e di "segreto" restano solo i ten­tativi di Pio XII di invocare il perdono dei criminali nazisti sotto processo, Norimberga inclusa.

   Di tutte le sconcertanti coperture approntate per "rivalutare" Pio XII, quella secondo cui il papa non fosse a conoscenza della rete di protezione offerta dalla chiesa stessa a migliaia di nazisti e di criminali in fuga è sicuramente la più penosa. La chiesa lamenta tanto di essere rimasta vittima del nazifascismo, ma non spiega come mai abbia agito "alla grande" per porre in salvo i suoi pre­sunti aguzzini. Era così sicura che invece di adoperarsi per sotto­porre questi ultimi a equi processi, sottraendoli in ogni caso alla giustizia, non avrebbero fatto danni da qualche altra parte del mondo? Pio XII continuò a simpatizzare con l'estrema destra anche dopo la caduta del fascismo, influenzando sistematicamente i Governi italiani. Si deve alla notevole personalità di Alcide De Gasperi se taluni complotti contro la politi