Avarizia 430

AVARIZIA - Le carte che svelano ricchezza, scandali e segreti della chiesa di Francesco

14,00 €
Modificatore prezzo variante:
Prezzo di vendita13,69 €
Descrizione
Autore: EMILIANO FITTIPALDI
Formato:  14 X 22
Pagine: 220
Anno: 2015
Editore: FELTRINELLI

Emiliano Fittipaldi


L
'Autore
 EMILIANO FITTIPALDI giornalista, ha lavorato per il "Corriere della Sera" e per "Il Mattino". Attualmente conduce inchieste e scrive per "L'Espresso". Ha pubblicato Profondo Italia (2004) e Così ci uccidono (2010) 

AVARIZIA - Le carte che svelano ricchezza, scandali e segreti della chiesa di Francesco


RISVOLTO RETROCOPERTINA

Che il Vaticano alligni il vizio dell’avarizia è stato spesso denunciato, da Dante alle pagine di cronaca di oggi, ma si tratta quasi sempre di scopo per sentito dire, intercettazioni spesso smentite, voci di corridoio.
Emiliano Fittipaldi, che da anii segue questi temi per “L’Espresso” ha raccolta da fonti confidenziali una grande quiantità di documenti interni del Vaticano - verbali, bilanci, relazioni - e grazie a questo è in grado di tracciare le prime mappe dell’impero finanziario della Chiesa: dai lussi (quasi) innocenti che si concedono i cardinali alle frodi milionarie, dagli investimenti favolosi in tutto il mondo al gigantesco affare degli ospedali, dalle trame dello Ior alla reale consistenza del tesoro del papa.
Un vero fiume di rivelazioni. La Fondazione del Bambin Gesù, che raccoglie le offerte per i piccoli malati, ha pagato parte dei lavori fatti nella nuova casa del cardinale Tarcisio Bertone. Il Vaticano possiede case, solo a Roma, che valgono quattro miliardi di euro. Lo Ior non ha mai consegnato alla Banca d’Italia la lista di chi è scappato con il bottino all’estero, nonostante l’avesse promesso. Per fare un santo, o anche solo un beato, bisogna pagare centinaia di migliaia di euro. E l’uomo che il papa stesso ha scelto per rimettere a posto le finanze vaticane, il cardinale George Pell, ha speso per se stesso e i suoi amici, tra stipendi e vestiti su misura, mezzo milione in sei mesi. Un’inchiesta tutta fondata su documenti inediti e fonti interne alla curia, che fotografa un momento cruciale della storia vaticana, in cui il papa di nome Francesco sta saggiando la forza e la resistenza di qel vizio capitale cresciuto come un parassita nella fibra della sua Chiesa.

Prologo

Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: "Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?".
Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.
GIOVANNI 12, 4-6


I due monsignori cominciano a parlare subito dopo che il cameriere ha portato il carpaccio di tonno e il battuto di gamberi rossi. Prima se n'erano stati zitti. Scorrendo la lista dei vini bianchi per cercare quello giusto da abbinare alle pietanze, sbocconcellando il pane alle noci, guardandosi annoiati in giro, alla ricerca di un volto noto da salutare nel giardino del ristorante ai Parioli.
Inforchettato il primo gambero, il sacerdote più anziano, quello che non avevo mai incontrato prima, va al sodo. "Devi scrivere un libro. Devi scriverlo anche per Francesco. Che deve sapere. Deve sapere che la Fondazione del Bambin Gesù, nata per raccogliere le offerte per i piccoli malati, ha pagato parte dei lavori fatti nella nuova casa del cardinale Tarcisio Bertone. Deve sapere che il Vaticano possiede case, a Roma, che valgono quattro miliardi di euro. Ecco. Dentro non ci sono rifugiati, come vorrebbe il papa, ma un sacco di raccomandati e vip che pagano affitti ridicoli.
"Francesco deve sapere che le fondazioni intitolate a Ratzinger e a Wojtyla hanno incassato talmente tanti soldi che ormai conservano in banca oltre 15 milioni. Deve sapere che le offerte che i suoi fedeli gli regalano ogni anno attraverso l'Obolo di San Pietro non vengono spese per i più poveri, ma ammucchiate su conti e investimenti che oggi valgono quasi 400 milioni di euro. Deve sapere che quando prendono qualcosa dall'Obolo, i monsignori lo fanno per le esigenze della curia romana.
"Deve sapere che lo Ior ha quattro fondi di beneficenza avari come Arpagone: nonostante l'istituto vaticano produca utili per decine di milioni, il fondo per opere missionarie ha regalato quest'anno la miseria di 17 mila euro. Per tutto il mondo! Deve sapere che lo Ior non è stato ancora ripulito e che dentro il torrione si nascondono ancora clienti abusivi, gentaglia indagata in Italia per reati gravi. Deve sapere che il Vaticano non ha mai dato ai vostri investigatori della Banca d'Italia la lista di chi è scappato con il bottino all' estero. Nonostante noi l'avessimo promesso. Deve sapere che per fare un santo, per diventare beati, bisogna pa- gare. Già, sborsare denaro. I cacciatori di miracoli sono costosi, sono avvocati, vogliono centinaia di migliaia di euro. Ho le prove.
"Deve sapere che l'uomo che lui stesso ha scelto per rimettere a posto le nostre finanze, il cardinale George Pell, in Australia è finito in un'inchiesta del governo sulla pedofilia, alcuni testimoni lo definiscono 'sociopatico', in Italia nessuno scrive niente. Deve sapere che Pell ha speso per lui e i suoi amici, tra stipendi e vestiti su misura, mezzo milione di euro in sei mesi.
"Francesco deve sapere che la società di revisione americana che qualcuno di noi ha chiamato per controllare i conti vaticani ha pagato a settembre 2015 una multa da 15 milioni per aver ammorbidito i report di una banca inglese che faceva transazioni illegali in Iran. Deve sapere che la Santa Sede per guadagnare più soldi ha distribuito tesserini speciali a mezza Roma: oggi vendiamo benzina, sigarette e vestiti tax free, incassando 60 milioni l'anno.
"Deve sapere che non è solo Bertone che vive in trecento metri quadrati, ma ci sono un mucchio di cardinali che vivono in appartamenti da quattrocento, cinquecento, seicento metri quadrati. Più attico e terrazzo panoramico. Deve sapere che il presidente dell'Apsa, Domenico Calcagno, si è fatto un buen retiro in una tenuta della Santa Sede in mezzo al verde, facendo aprire una società di comodo a suoi lontani parenti. Deve sapere che il moralizzatore Carlo Maria Viganò, l'eroe protagonista dello scandalo Vatileaks, è in causa con il fratello sacerdote che lo accusa di avergli fregato milioni dell'eredità. Deve sapere che Bertone ha preso un elicottero costato 24 mila euro per andare da Roma in Basilicata. Deve sapere che il Bambin Gesù controlla allo 10r un patrimonio pazzesco da 427 milioni di euro, e che il Vaticano ha investito pure in azioni della Exxon e della Dow Chemical, multinazionali che inquinano e avvelenano. Deve sapere che l'ospedale di Padre Pio ha trentasette tra palazzi e immobili, e che oggi hanno un valore stimato in 190 milioni di euro. Deve sapere che i salesiani investono in società in Lussemburgo, i francescani in Svizzera, che diocesi all' estero hanno comprato società proprietarie di televisioni pomo. Deve sapere che un vescovo in Germania ha scialacquato 31 milioni per restaurare la sua residenza, e che una volta beccato è stato promosso con un incarico a Roma. Francesco deve sapere un sacco di cose. Cose che non sa, perché nessuno gliele dice."
Il monsignore posa la forchetta e si pulisce la bocca con il tovagliolo. Il prete che conosco bene gli versa un po' di vino nel bicchiere, un Sacrisassi Le Due Terre. Il canuto reverendo alza il calice, strizza un occhio per osservare con attenzione il colore giallo paglierino attraverso il cristallo, beve due lunghi sorsi, poi sorride.
"Qui fuori c'è parcheggiata una macchina piena di documenti. Dello Ior; dell'Apsa, dei dicasteri, dei revisori dei conti chiamati dalla commissione referente, la Cosea. È per questo che ho chiesto che lei venisse in auto.
Non ce la farebbe a portarli via in motorino." Si alza di scatto. "A proposito, noi non abbiamo contanti. Stavolta il ristorante lo paga lei?"


1.
Il tesoro del papa

Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarme e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché, dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
MATTEO 6,19-21

Così Gesù ammoniva i suoi discepoli in cima al monte. Eppure in duemila anni Santa Romana Chiesa ha spesso interpretato la parabola a modo suo: ignorandola del tutto. Se il denaro è lo sterco del diavolo, in Vaticano sembra valere il detto "pecunia non olet": nei secoli lingotti e monete d'oro, banconote di ogni valuta, proprietà immobiliari e titoli bancari sono stati ammucchiati da preti, vescovi e cardinali in quantità, e oggi il patrimonio ha assunto proporzioni bibliche.
Chi ha provato a calcolare l'intera ricchezza della Chiesa cattolica ha inesorabilmente fallito. Diffusa in tutti i paesi del mondo con un miliardo e duecento milioni di fedeli, a lei fanno capo - secondo i numeri che l'Annuario pontificio pubblica ogni anno, grazie alle cifre raccolte ed elaborate dall'ufficio statistico della Santa Sede - migliaia di arcidiocesi e vescovati: in ordine alfabetico, partendo da Aachen in Germania (nome tedesco di Aquisgrana) a Zomba, in Malawi, le "circoscrizioni ecclesiastiche" sparse per il pianeta sono 2966, tra vescovati, sedi metropolitane, prefetture, vicariati e abbazie, con quasi cinque milioni di persone - elencando suore, religiosi, diaconi e sacerdoti - impegnate a guidare il gregge di Gesù.
Ogni "circoscrizione" è proprietaria di chiese e immobili, gestisce conti e finanziarie, ed è completamente autonoma rispetto al Vaticano, che non esercita nemmeno controlli se non in casi estremi, ossia davanti a crac finanziari o spese sospette di cui la Santa Sede venga a conoscenza. Si tratta di un patrimonio gigantesco, a cui va aggiunto quello controllato dalle congregazioni cattoliche, dagli ordini religiosi e dalle associazioni laiche. Se Opus Dei, Legionari di Cristo e Cavalieri di Colombo sono tra i più noti e facoltosi, dall'America all'Oceania se ne contano a migliaia, ognuno con i suoi beni e i suoi denari, e anche con i suoi bilanci che - ancor più di quelli delle singole diocesi - non hanno nulla a che fare con quello del Vaticano. Gran parte delle ricchezza posseduta dai vari enti, infine, è segreta e riservata: in molti paesi, associazioni e congregazioni non hanno l'obbligo di pubblicare report annuali, mentre le leggi vigenti sulle fondazioni, negli Stati Uniti e in Europa, permettono la privacy più assoluta nascondendo al pubblico parte importante delle proprietà ecclesiastiche. Non solo in Italia, ma in mezzo mondo.
Il volume che avete in mano, però, grazie a una mole significativa di documenti inediti provenienti dalle stanze vaticane, report di revisori chiamati da Francesco per fare luce su conti e transazioni finanziarie, lettere e bilanci dei singoli dicasteri, può oggi illuminare per la prima volta l'intero tesoro del papa, quello controllato direttamente dal Vaticano. Una montagna di miliardi tra conti, investimenti finanziari, metalli preziosi e proprietà immobiliari che anche oggi - dopo le guerre di potere scoppiate ai tempi di Benedetto XVI - continuano a provocare dietro le mura scontri furibondi tra fazioni contrapposte. Eserciti interni e gruppetti di laici ben inseriti, cardinali armati l'un contro l'altro, dietro Francesco si muovono camarille e monsignori che non sembrano ancora convertiti al credo pauperista del nuovo pontefice, e che hanno ancora un obiettivo prioritario: mettere le mani sopra una fetta della torta.
Spulciando una delle relazioni interne della Cosea, la dissolta Commissione referente sull' organizzazione della struttura economica del Vaticano che Bergoglio in persona ha creato per far luce sulle sacre finanze, si scopre innanzi tutto che "le varie istituzioni vaticane gestiscono i propri asset e quelli di terzi a un valore dichiarato di 9-10 miliardi di euro, di cui 8-9 miliardi in titoli, e uno di immobiliare". Una stima contabile assai precisa per quanto riguarda le ricchezze in contanti e in azioni, ma molto prudenziale rispetto al valore reale di palazzi, negozi, ville, scuole, convitti e appartamenti di proprietà dello Stato Pontificio: in tutti i bilanci vaticani, scrive la Cosea, i valori nominali sono notevolmente sottodimensionati, e valgono molto di più di quanto iscritto a bilancio dai vari enti proprietari.

"Case per 4 miliardi"

Un documento della Commissione referente, scritto in inglese e in italiano e destinato a George Pell, capo della nuova segreteria per l'Economia voluta da Francesco, sintetizza per la prima volta il valore reale di tutti i beni immobiliari di proprietà di istituzioni vaticane. Leggiamolo: "Sulla base delle informazioni messe a disposizione di Cosea, ci sono ventisei istituzioni relazionate alla Santa Sede che possiedono beni immobiliari per un valore contabile totale di un miliardo di euro al 31.12.2012. Una valutazione di mercato indicativa dimostra una stima del valore totale dei beni di quattro volte più grande rispetto al valore contabile, o quattro miliardi di euro". Già: quattro miliardi tondi tondi.
Nel report sono indicate anche le istituzioni papali "con le proprietà più importanti a valore di mercato". Cioè l'Apsa, l'Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica (con un patrimonio da 2,7 miliardi), la congregazione Propaganda Fide (450 milioni di euro, in passato libri e giornali hanno sempre dato stime ancora più alte), la Casa sollievo della sofferenza (grazie alle donazioni l'ospedale di Padre Pio ha un portafoglio di trentasette palazzi valutato 190 milioni) e il Fondo pensioni dei dipendenti, che possiede immobili per 160 milioni di euro.
Non è tutto. In un altro report confidenziale della Cosea datato 7 gennaio 2014 (si tratta di una bozza della proposta per la creazione di un unico asset manager vaticano, in modo da gestire in maniera unitaria tutto il patrimonio della Santa Sede oggi diviso tra decine di enti) si specifica che quasi sempre "gli immobili sono registrati o al costo di acquisizione o al costo di donazione, e molti edifici istituzionali sono valutati a 1 euro. Dunque c'è da aspettarsi che il valore di mercato del real estate vaticano sia molto più grande". La nota sottolinea pure che i revisori hanno lavorato sulle relazioni fornite dai vari enti, che potrebbero anche non aver iscritto pezzi del loro patrimonio in bilancio. Eventuali tesori non censiti, comunque, non modificherebbero la cifra finale di molto.
Quattro miliardi, dunque. Una ricchezza enorme in gran parte concentrata a Roma. Il dato della Cosea, che ha lavorato per mesi sui documenti messi a disposizione dagli enti, aiuta anche a ridimensionare la leggenda anticlericale che vuole la Chiesa cattolica proprietaria del 20 per cento dell'intero patrimonio immobiliare italiano. I report vaticani non contabilizzano le proprietà delle decine di ordini e congregazioni che hanno palazzi e appartamenti sparpagliati nella Città Eterna, ma includono il secondo maggior proprietario immobiliare cattolico della Capitale, ossia la diocesi di Roma, che ha un bilancio separato da quello della Santa Sede. Grazie a un documento della Kpmg del 2014, scopriamo che la diocesi capitolina possiede asset in città (mattone e liquidi) per 69 milioni di euro. Sarà una cifra errata per difetto, a cui aggiungere molte altre proprietà di organismi e congreghe. Ma è assai difficile che nella Capitale il patrimonio della Chiesa tutta possa arrivare a valere un quinto dei 534 miliardi di euro, cifra che rappresenta il valore complessivo delle abitazioni a Roma calcolato dai tecnici dell'Agenzia delle entrate e pubblicato nello studio poderoso intitolato Gli immobili in Italia 2015.

Caccia al tesoro

Leggendo il bilancio mai pubblicato dell'Apsa, si capisce che parte importante del tesoro immobiliare del Vaticano è confluito proprio nell' organismo presieduto da monsignor Domenico Calcagno. Creata nel 1967 da Paolo VI contemporaneamente alla prefettura degli Affari economici, l'Apsa custodisce da mezzo secolo asset mobiliari e immobiliari "destinati", spiega la Pastor Bonus con cui fu costituita "a fornire fondi necessari all'adempimento delle funzioni della Curia romana" .
In realtà la storia dell' ente inizia molto prima. Se nel 1878 Leone XIII decise di formare un primo ufficio che amministrasse i beni rimasti al Vaticano dopo la presa di Roma del 1870, nel 1926 papa Pio XI dispose con un motu proprio la nascita dell'Amministrazione dei beni della Santa Sede, antenata dell' ente come lo conosciamo oggi. Nel giugno del 1929 al nuovo dicastero se ne aggiunse un altro, l'Amministrazione speciale della Santa Sede, costituita "allo scopo" spiega il Vaticano "di gestire i fondi versati dal governo italiano [cioè dal regime fascista di Benito Mussolini] alla Santa Sede in esecuzione della convenzione finanziaria allegata al Trattato del Laterano dell'Il febbraio 1929".
I due dicasteri vengono fusi quarant'anni dopo dentro l'Apsa. Che viene divisa in una "sezione ordinaria", che adempie ai compiti prima riservati all'Amministrazione dei Beni della Santa Sede (gestione del... continua...

INDICE

Prologo

1. Il tesoro del papa
2. Ior, bugie e conti segreti
3. Sacri affari
4. I mercanti del tempio
5. Sua Sanità
6. In nome dei soldi

Ringraziamenti