I Primi Cristiani 430

I PRIMI CRISTIANI - Origini e inizio della chiesa

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Descrizione
Autore: JOACHIM GNILKA
Formato: 15 X 23
Pagine: 440
Anno: 1999
Editore: PAIDEIA EDITRICE.

joachim-gnilka-120L'Autore Joachim Gnilka, professore emerito di esegesì neotestamentaria ed ermeneutica biblica all'Università di Monaco di Baviera, è largamente noto per i suoi numerosi saggi e commenti esegetici. Nelle edizioni Paideia ha pubblicato il grande commento in due volumi al vangelo di Matteo ("Commentario teologico del Nuovo Testamento", 1990 e 1991) e, nello stesso commentario, il commento alla lettera ai Filippesi (1972).
In questa serie di supplementi, di Joachim Gnilka sono già state pubblicate due monografìe: Gesù di Nazaret. Annuncio e storia (1993) e Paolo di Tarso. Apostolo e testimone (1998).

I PRIMI CRISTIANI - Origini e inizio della chiesa


RISVOLTO COPERTINA

Non si può esporre l'inizio della chiesa senza considerare al tempo stesso le sue origini, l'epoca in cui è sorta, le correnti culturali e religiose dell'ambiente di Gesù di Nazaret e del movimento che da lui prese le mosse. Il saggio di Joachim Gnilka non è una storia della chiesa delle origini, bensì intende concentrarsi su ciò che avvenne all'inizio e che ancora è possibile appurare, grazie, in particolare, agli scritti del Nuovo Testamento. Oggi si vive in tempi in cui - quantomeno in Europa occidentale - la chiesa è alla ricerca di nuovi modelli.
La chiesa degli inizi non è certo imitabile, ma molto è possibile apprenderne dallo slancio, dalle battaglie missionarie, dal culto, e, non da ultimo, dalle pratiche di vita. Anche oggi, come allora, non si può rinunciare al compito sia di affrontare il tempo in cui si vive, sia di mantenere lo sguardo rivolto a Gesù di Nazaret, alla sua vita, la sua opera, la sua morte.

PREMESSA

Dopo che negli ultimi anni mi è stato concesso di pubblicare libri su Gesù (1990), Paolo (1996) e una teologia del Nuovo Testamento (1994), presento ora un'opera dedicata all'inizio della chiesa. Non si può trattare l'inizio della chiesa senza considerarne al tempo stesso le origini, l'epoca in cui è sorta, le correnti culturali e religiose dell'ambiente di Gesù di Nazaret e del movimento che da lui prese le mosse. Il libro non è una storia della prima chiesa, ma si concentra su ciò che avvenne all'inizio e che ancora si può appurare.
Oggi si vive in un'epoca in cui - quantomeno in Europa occidentale - la chiesa è alla ricerca di nuovi modelli. Naturalmente non è più possibile imitare la chiesa dell'inizio: essa si trovava sotto la particolare opera dello Spirito dalla quale è nata, ma molto è possibile apprenderne dallo slancio, dalla lotta missionaria, dal culto, dalla pratica di vita. Come per la chiesa degli inizi si considerano le situazioni dell'epoca, così anche per la chiesa odierna resta sempre un compito irrinunciabile non solo l'analisi del tempo in cui vive, ma anche lo sguardo rivolto a Gesù di Nazaret, la sua vita, opera e morte.
Dedico il libro a Eduard Lohse, già vescovo luterano della Baviera e presidente del comitato direttivo della Chiesa Evangelica di Germania, che nonostante i suoi alti incarichi è rimasto sempre un amabile collega. La questione ecumenica lo mosse quale esegeta e quale vescovo e fino ad oggi è stata di sprone alla sua attività teologica.
Ringrazio l'editrice Herder, in particolare il Dr. Peter Suchla, per la buona collaborazione.
Monaco di Baviera, Pasqua I999

INTRODUZIONE

Settantacinque anni fa Eduard Meyer, storico dell'antichità, scrisse il suo famoso libro Ursprung and Anfdnge des Christentums (Origine e inizi del cristianesimo)1 Nella premessa gli venne fatto di osservare che «comprendere dal punto di vista storico l'origine e gli inizi del cristianesimo e ordinarli nel contesto dell' evoluzione storica è uno dei compiti più ardui che si ponga allo storico. Ma finora tutti gli storici lo hanno evitato con scrupoloso timore: essi accettano il cristianesimo come entità data, ne seguono l'ulteriore evoluzione, l'effetto che hanno su di esso le correnti culturali generali, i conflitti con le potenze mondiali che deve affrontare, ma non sembrano credere, evidentemente, che i suoi inizi appartengano al campo della loro disciplina. Eppure qui si ha un ricchissimo materiale storico della massima importanza che da tempo attende d'essere trattato storicamente e, d'altra parte, alle comuni presentazioni manca, per così dire, la testa quando iniziano con la persecuzione neroniana o con lo sviluppo del dogma, escludendo dall'esposizione storica tutta la parte precedente quasi fosse inaccessibile all'indagine storica»2
Chiaramente E. Meyer aveva davanti agli occhi le presentazioni della storia della chiesa correnti ai suoi giorni le quali, effettivamente e fino ai tempi in cui ero ancora studente, non si curavano particolarmente del periodo degl'inizi. Certo nel campo dell'esegesi del Nuovo Testamento si faceva qualcosa e l'impegno si è andato rafforzando negli ultimi due o tre decenni. In questa disciplina si sono studiati gli inizi sotto diversi punti di vista, seguendo diversi interessi. Si è prestata particolare attenzione all' età apostolica, al cristianesimo primitivo, alla chisa primitiva, alla comunità primitiva, come mostrano i titoli di studi dedicati a questo argomento.3Oltre a quelle indicate in nota, si potrebbero ricordare anche altre opere: Das Urchristentum im Rahmen der antiken Religionen (Il cristianesimo primitivo nel quadro delle religioni antiche, R. Bultmann), Die Geistesgeschichte des antiken Christentums (La storia spirituale del cristianesimo antico, C. Schneider), Christentum und Judentum im ersten und zweiten Jahrhundert (Cristianesimo e giudaismo nel primo e secondo secolo, L. Goppelt), Urgemeinde, Judenchristentum, Gnosis (Comunità primitiva, giudeocristianesimo, gnosi, H. J.Schoeps), la Theologiegeschichte des Urchristentums (Storia della teologia del cristianesimo primitivo, K. Berger) o la Geschichte des [riihen Christentums (Storia del primo cristianesimo, F. Vouga), per citare solo alcune di quelle che vanno per la maggiore. Si sono anche affermate alcune discipline particolari come la storia del cristianesimo primitivo o la storia dei tempi del Nuovo Testamento, che hanno ormai cattedre proprie. Anche la storiografia della storia ecclesiastica ha ampiamente abbandonato l'ignoranza delle origini e nella sua presentazione include una sezione sulla «storia del cristianesimo primitivo», come avviene, ad esempio, nella Storia ecumenica della chiesa.4
Offrendo qui un libro sulle origini e l'inizio della chiesa lo si vuole distinguere da quelli menzionati in precedenza. Esso dipende da quello di E. Meyer soltanto nella misura in cui gli si è attribuito un titolo simile e nella trattazione si occupa dei precedenti storici e religiosi del movimento cristiano che si collocano nell'ambito del giudaismo. Questo dovrebbe essere un aspetto importante estremamente rilevante per la comprensione della nuova realtà che nasce.
Nel titolo si è voluta mente inserita la parola «chiesa» invece di «cristianesimo». Al termine «cristianesimo» vengono associate determinate idee che sono sorte soltanto in epoca moderna. Il termine ha una carica dogmatica troppo forte. K. Rahner concepisce il «cristianesimo» come una funzione della chiesa.5
Oppure si usa il termine «cristianesimo» come voce generale sotto la quale classificare la chiesa o le chiese, considerando il cristianesimo la sintesi di queste. A seconda del punto di vista si deplora o si saluta con gioia la disgregazione del cristianesimo in diverse chiese. Allora si parla o di tragedia e di terribile assurdità oppure si vede nella molteplicità delle confessioni cristiane la manifestazione degli effetti di una legge fondamentale della grazia molteplice.6A questo proposito è ricorrente l'uso dell'immagine dell'albero dalle molte branche e ramificazioni che hanno tutte un'unica radice. Oggi anche il cristianesimo aconfessionale occupa ampio spazio.
Non è possibile affrontare tutte le questioni suaccennate. A dire il vero, guardando indietro all'inizio, si osserva una chiesa che si presenta multiforme e comincia appena a essere consapevole della propria unità. La parola «chiesa» è stata preferita qui per una ragione molto semplice: si tratta di un termine del Nuovo Testamento ed è stato già usato ai tempi dell'inizio, dopo pasqua, dai discepoli e discepole di Gesù per definire se stessi. Il termine «cristianesimo» compare per la prima volta in Ignazio di Antiochia. Forse non è un caso che la sua patria sia quella stessa metropoli della Siria nella quale i discepoli vennero chiamati per la prima volta «cristiani» (Atti 11,26). Ma è comunque significativo in che contesto Ignazio usi la parola «cristianesimo»: per lui si tratta di un termine antitetico a «giudaismo»: «Non sta bene dire Gesù Cristo e vivere alla giudaica. Perché non è il cristianesimo a essere giunto alla fede nel giudaismo, bensì il giudaismo (a essere giunto alla fede) nel cristianesimo» (Ign., Magn. 10,3). Ancora più netto è il contrasto che si ha in Ign., Phld. 6,1 (cf. Ign., Rom. 3,3). Certamente anche «chiesa» (ekklesia) diventa termine antitetico a sinagoga, ma la parola che sta alla base di «chiesa» è giudaica giacché essa corrisponde all' ebraico qehal el, comunità di Dio (cf. Gai. 1, 13; I Cor. 15,9), anche se il termine tedesco Kirche (chiesa) potrebbe indicare etimologicamente «coloro che appartengono al kyrios».
Si parla di «origini» e di «inizio». Le origini sono molte. L'inizio non si fa certo determinare con la precisione di un punto geometrico. Tuttavia qui si ritiene che con la risurrezione di Gesù dai morti si abbia l'inizio nel senso che questa fu il fattore scatenante. I seguaci di Gesù che credono nella sua risurrezione dai morti e formulano confessioni di fede cristologiche si riuniscono nella fede come chiesa (ekklesia) e iniziano una vita comune in forme e manifestazioni corrispondenti.
Alle origini appartiene l'epoca nella quale il nuovo fenomeno è nato. Perciò si offre una rapida carrellata della storia di Israele da Alessandro Magno fino ai procuratori romani. In questo periodo nel quale il popolo fu alla mercé di potenze straniere e divenne oggetto del contendere tra Siria ed Egitto, tra Seleucidi e Tolemei, sorse il grande movimento spirituale dell'apocalittica. Questa è una premessa importante per la comparsa di Gesù e per la chiesa nascente dopo pasqua. Negli scritti dell' Antico Testamento e della letteratura intertestamentaria sono pronte idee alle quali poterono collegarsi la predicazione di Gesù e la proclamazione cristiana: idee come quelle di regno di Dio, attesa dell'unto e dell' età messianica oppure della Sapienza. Nei manoscritti di Qumran è ora possibile vedere più da vicino il giudaismo dell'ambiente in cui vissero Gesù e i primi confessori del suo nome.
In una presentazione delle origini e dell'inizio della chiesa non si può prescindere assolutamente da Gesù di Nazaret. Se si scrivesse una teologia del Nuovo Testamento si potrebbe rinunciare a questo capitolo.7 Qui ci si deve invece chiedere quale sia stata la sua opera e il problema «Gesù e la chiesa» necessita di una trattazione approfondita. Se Gesù non fosse vissuto certo non vi sarebbe mai stata una chiesa, ma è possibile metterlo in un qualche rapporto con la chiesa postpasquale e come ciò poté accadere? Che significa la sua risurrezione dai morti? Anche Giovanni Battista, divenuto il precursore di Gesù, non può venire escluso dalle nostre considerazioni. Infatti anche lui, una volta visto in questa sua funzione, ha avuto un effetto ritardato sulla chiesa.
Lo storico è un selezionatore. F. Vouga8 ha paragonato il lavoro dello storico a un uomo che stende la sua rete tra alcune teste di spillo e supera così su ponti eleganti i punti rimasti oscuri. Il che significa che la scelta che egli compie è soggettiva. Ciò è naturalmente vero anche per questo libro. Quando per presentare la prima chiesa si sono scelti dieci temi che spaziano dal formarsi della confessione circa l'opera dello Spirito di Dio, la comunità di Gerusalemme, l'ufficio ecclesiastico fino al rapporto tra chiesa e sinagoga, ciò può forse corrispondere a quella che K. Berger ha definito «la linea esterna».9 Con questa espressione si vogliono intendere campi che presentano un rilievo particolare e soprattutto sui quali sarebbe stato necessario trovare un accordo. Nei fatti si vedrà che ciò non sempre è avvenuto. Se si trova alla fine del libro una sezione dedicata a «cristianesimo primitivo e gnosi», che più di un lettore si sarebbe forse aspettato nel terzo capitolo («le correnti spirituali e religiose»), la ragione c'è: per quanto riguarda la gnosi si discute ancora vivacemente se essa sia precedente, coeva o successiva al cristianesimo. Diversi studiosi la considerano un fenomeno d'età cristiana. Questo problema verrà affrontato alla fine del libro.
E. Meyer - per tornare ancora a lui - sottolineò la portata dell'opera storiografica di Luca. Egli aveva giustamente riconosciuto che il terzo vangelo e gli Atti vanno considerati come un'unica opera. È anche vero che Luca può essere considerato uno «storico» nel senso che per lui la vita di Gesù e i primi tempi della chiesa sono consapevolmente e meditatamente storia passata ed egli assume quindi il punto di vista dello storico che guarda retrospettivamente al passato. Ciò è legato all' abbandono dell'attesa imminente della parusia e allo sforzo di compensarla e inquadrarla nella giusta prospettiva. Ma anche Matteo scrive già da un punto di vista simile. Nel vangelo di Marco, che è il più antico, il kerygma è presente in modi (relativamente) più chiari e in lui kerygma e storia si confondono in una misura che non è più quella degli autori successivi.
Proprio a questo punto diventa evidente la distanza dalla precedente epoca della ricerca storica. Anche per l'esegeta odierno il libro degli Atti è uno strumento irrinunciabile se si vuole conoscere qualcosa degli inizi. Ma oggi si è imparato a valutare quel libro secondo le intenzioni del suo autore e si vede che si tratta di prendere sul serio Luca anche quale teologo e scrittore, e che questa è anzi un'esigenza primaria. Per quanto riguarda le fonti, qui si utilizzano quasi esclusivamente gli scritti del Nuovo Testamento, dando ovviamente la preferenza a quelli più antichi. Si è trattato anche di scoprire in queste fonti la presenza di tradizioni più antiche che sono importanti per i nostri temi e interessi e valutarle. Si deve invece resistere all' ossessione moderna (per non dire alla moda) di utilizzare anche letteratura apocrifa.
Il nostro interesse particolare è rivolto a ciò che fu al principio. Certo, talvolta si supera tale limite e si segue lo sviluppo di una linea, ma questo libro non è né una storia del primo cristianesimo né una storia della teologia della chiesa primitiva né una storia dei tempi del Nuovo Testamento. Esso vuole mostrare come iniziò la chiesa, da quali origini nacque e come apparissero le manifestazioni e forme di vita che essa sviluppò. L'esposizione è aperta al futuro. Quando si usano termini come cristianesimo primitivo o prima chiesa - con quali altri sarebbe possibile sostituirli? - questi non vanno intesi in senso normativo. L'espressione «età apostolica», con la quale si unì spesso tale significato, viene invece evitata. Tuttavia l'inizio è in grado di dire e comunicare anche a noi diverse cose soprattutto se si evita di scrivere una storia che trasfiguri la realtà, ma ci si sforza di chiamare le cose col loro nome.

NOTE

1. 2 Voll.,Berlin 1921,31923.
2. Op. cit. I, VII.
3. Ad es. C. von Weizsacker, Das apostolische Zeitalter der cbristlicben Kirche, Frei
burg '1892;J. Weiss, Das Urcbristentum, a c. di R. Knopf, G6ttingen 1917; M. Goguel, L 'Église primitive, Paris 1947; G.B. Caird, The Apostolic Age, London 1955; L. Schenke, Die Urgemeinde, Stuttgart 1990.

4. Okumenische Kirchengeschichte, ed. R. Kottje e W. Moeller, I. Alte Kirche und Ostkirche, Mainz-Mi.inchen 1970, con articoli dedicati al nostro argomento di A. Vogrle ed E. Lohse.
5. Per il complesso concetto di Rahner cf. LThK' II, 1100-1113.

6. Cf. A. Koberle, TRE VIII, 13 s. Zinzendorf esalta nel suo inno la grazia molteplice: «Quando egli, nel tempo della grazia, si trasfigura ora qui ora là, allora gioisci della misericordia che altri prova» (Gesangbuch der evangelischen Brùdergemeinde, Gnadau 1927, inno nr. 621). Per tutta la questione cf. anche F. Maas, Was ist Cbristentum?, Tiibingen )1983.
7. Mi permetto di rimandare alla mia Teologia del N. T. apparsa nel I994.

8. Geschichte I.

9. Theologiegeschichte 8.

INDICE

Premessa

Capitolo primo. Introduzione
Bibliografia

Capitolo secondo. Stazioni della storia d'Israele da Alessandro Magno
1. Il dominio dei Diadochi
2. Il dominio romano

Capitolo terzo. Le correnti religiose e spirituali
1. La sapienza in Israele
2. Il regno di Dio
3. L'unto e l'età messianica
4· Il movimento apocalittico
a) La concezione della storia
b) Risurrezione, giudizio, compimento
5. Gli esseni e Qumran
a) Il Maestro di Giustizia
b) Messianologia ed escatologia
c) Dottrina e vita della comunità

Capitolo quarto. Giovanni Battista e Gesù
1. Giovanni Battista
a) Nascita e precedenti storici. I luoghi d'attività
b) Stile di vita e tipologia di Elia
c) Proclamazione e battesimo
d) L'autorità del Battista. Giovanni e Gesù
e) Il Battista nei vangeli
2. Gesù
a) L'annuncio del regno di Dio
b) L'offerta della salvezza
c) L'autorità della missione di Gesù
d) Gesù e la chiesa
e) Morte e risurrezione

Capitolo quinto. La prima chiesa
1. La formazione della confessione di fede
2. L'opera dello spirito di Dio
3. La prima comunità di Gerusalemme
4. Gli inizi della missione
5· La proclamazione
6. I ministeri
7· Battesimo ed eucaristia
8. Il culto
9. La prassi di vita nella chiesa primitiva
10. Chiesa e sinagoga. Giudaismo e cristianesimo
11. Cristianesimo primitivo e gnosi

Indice analitico
Indice dei passi citati