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LE PRIME COMUNITÀ CRISTIANE - Tradizioni e tendenze nel cristianesimo delle origini

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Descrizione
Autore: VITTORIO FUSCO
Formato:  14 X 21,5
Pagine: 305
Anno: 1997
Editore: EDIZIONI DEHONIANE BOLOGNA

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L'Autore
Vittorio Fusco, ora vescovo di Nardò Gallipoli, è stato docente di Nuovo Testamento alla Facoltà teologica dell'Italia meridionale e direttore di Rivista biblica nel 1994-95. Collaboratore del periodico di lettura spirituale della Bibbia Parola Spirito e Vita, ha pubblicato tra l'altro Parola e Regno, 1980; Oltre la parabola, 1983; La casa sulla roccia, 1994.  

LE PRIME COMUNITÀ CRISTIANE - Tradizioni e tendenze nel cristianesimo delle origini


RETROCOPERTINA

Qualunque sia la datazione proposta per i primi scritti cristiani, anche i più antichi di essi sono stati preceduti da tradizioni orali. In esse ci si imbatte ad ogni passo. Gli scritti stessi vi fanno riferimento: sia le lettere (cf. per es. 1Cor 15,1-11) sia i vangeli (cf. Le 1,1-4). Nel cristianesimo la tradizione, diventando veicolo di un messaggio di salvezza, coinvolge ogni aspetto della vita delle comunità: predicazione, fede, liturgia, morale.
Il volume ricostruisce il formarsi e i contenuti delle prime tradizioni cristiane. Prime: concentra la sua attenzione sulla fase iniziale, allargando lo sguardo agli sviluppi successivi solo nella misura in cui possono aiutarci a far luce, retrospettivamente, su di essa. Cristiane: foca lizza soprattutto gli elementi specificamente cristiani; in concreto le tradizioni cristologiche, senza con questo porre una separazione con le tradizioni ebraiche, che non solo sono premessa o sfondo di quelle cristiane, ma spesso parte integrante di esse. Tradizioni: il plurale sottolinea l'interesse per la loro molteplicità; anche se non verranno studiate tutte, vengono però messe a confronto le principali di esse.
Dopo una verifica sulla possibilità di ricostruire o meno le prime tradizioni cristiane, il volume approfondisce la tradizione kerygmatica pasquale (l'annuncio del risorto), poi le tradizioni sul Gesù prepasquale, delinea quindi i vari gruppi della Chiesa primitiva, con le tendenze e le tensioni che esprimono, per chiudere su un quadro d'insieme.

PREFAZIONE

Le prime tradizioni cristiane
e la loro ricostruzione


1. TRA GLI EVENTI ED I TESTI


Qualunque sia la datazione ritenuta probabile per i primi scritti cristiani, anche i più antichi di essi sono stati preceduti da tradizioni orali.1 Non è una scoperta recente: gli scritti stessi vi fanno riferimento, sia le lettere (cf. per esempio 1Cor 15,1-11) sia i Vangeli (cf. Le 1,1-4), e la Chiesa antica sapeva bene che ciò che fu affidato agli scritti era stato prima predicato.2 È stata però l'esegesi moderna a portarne alla luce tutta la ricchezza e la complessità, il loro molteplice sviluppo nel tempo e nello spazio.
In esse ci si imbatte ad ogni passo, anche negli altri volumi di questa collana. In questo volume però, anziché attraversarle solo di sfuggita per puntare più a monte verso gli eventi, o più a valle verso i testi, ci proponiamo di studi arie più direttamente.
Di una realtà così vasta, va detto subito, potremo toccare solo alcuni aspetti. Nel cristianesimo infatti la tradizione, diventando veicolo di un messaggio di salvezza, assume un ruolo ancora più decisivo di quello, pur essenziale, che svolge in qualsiasi gruppo umano,3 e coinvolge ogni aspetto della vita ecclesiale: predicazione, fede, liturgia, morale. Ricostruire, anche solo a grandi linee, un panorama completo delle prime tradizioni cristiane equivarrebbe dunque praticamente a ricostruire tutta la storia di quelle comunità, da inquadrare a sua volta sullo sfondo più vasto dell'ambiente.
Si aggiungono, inoltre, le difficoltà metodologiche. Alle prime tradizioni cristiane possiamo risalire solo a ritroso, attraverso un paziente lavoro di ricostruzione, partendo da tutta una serie di scritti, il cui numero peraltro non è facilmente delimitabile. Sarebbe troppo comodo, infatti, limitarsi agli scritti più antichi, o addirittura solo agli «strati» più antichi all'interno di essi, come se quelli più tardivi non potessero incorporare anch'essi materiale tradizionale. Diventa difficile pertanto precisare un punto d'arrivo, un terminus ad quem cronologico della produzione scritta da esaminare.
A prima vista esso potrebbe essere segnato, non tanto dal momento in cui i singoli scritti apparvero, quanto dal momento in cui alcuni di essi, recepiti come corpus canonico, si imposero come punto di riferimento primario. Tale processo però si realizzò solo gradualmente: per molto tempo le tradizioni non scritte continuarono ad essere ampiamente diffuse e utilizzate autonomamente dagli scritti, come mostrano sia i detti di Gesù ignoti ai Vangeli canonici (i cosiddetti àgraphai, sia quelli citati in una forma testuale diversa.4
L'orizzonte si allarga ancora di più se non ci limitiamo semplicemente a recuperare gli elementi individuabili come «tradizionali» all'interno degli scritti successivi, ma collocandoci in un'ottica di ricezione, di «storia degli effetti», utilizziamo tutto, anche gli elementi palesemente «secondari», o addirittura devianti, ma che in qualche modo possono offrire un riflesso del punto di partenza. La teorizzazione di questo criterio ermeneutico è relativamente recente,5 come pure il termine «traiettorie»,6 ma l'impostazione storiografica è classica. Così per esempio Harnack osservava che nessuno aveva compreso Paolo se non Marcione, benché anche lui lo avesse frainteso7 o, viceversa, che l'ostilità di Porfirio per Paolo conferma « ... che l'apostolo in fondo nonsia da ascrivere tra i cristiani ellenisti ma tra i giudaizzanti»;8 analogamente BouBet poteva notare che il docetismo rappresenta l'esito estremo di un tipo di predicazione cristiana in cui aveva scarso rilievo il Gesù terreno,9 oppure che tanto l'interpretazione gnostica quanto quella cattolica sviluppavano aspetti effettivamente presenti in Paolo e in Giovanni.10 Non si tratta, ovviamente, di obbedire a un postulato evoluzionistico,11 né di mettere sullo stesso piano, come avviene in certe ermeneutiche di segno nichilistico, tutte le diverse ricezioni, rinunziando a valutarie criticamente in rapporto al dato di partenza; ma fare storia significa pur sempre collegare i fenomeni attraverso il tempo e lo spazio, capire ciò che è stato dopo in base a ciò che era stato prima, ma anche ciò che era stato prima in base a ciò che è stato dopo.
Per uno studio delle prime tradizioni cristiane, ciò significa che il suo orizzonte dovrebbe spingersi fin verso la fine del secondo secolo, allorché il cristianesimo emerge ormai chiaramente come la «terza stirpe», distinta tanto da quella dei pagani quanto da quella dei giudei,12 e all'interno del cristianesimo stesso la «grande Chiesa» si consolida istituzionalmente e dottrinalmente accogliendo insieme nel canone tradizioni originariamente distinte quali quelle sinottiche, quelle paoline, quelle giovannee, per non citare che le più importanti; e al tempo stesso si contrappone da una parte al dualismo marcionita e gnostico che ripudiava l'Antico Testamento, dall'altra alle tendenze riduttive di alcuni gruppi giudeocristiani che rischiavano di sminuire la novità salvifica di Cristo. Tutte queste traiettorie - del cattolicesimo, dello gnosticismo, del giudeocristianesimo - tutti questi processi, per un verso di confluenza ed unificazione, per altro verso di distanziazione e contrapposizione, affondano le loro radici all'indietro, in qualche modo sino alle origini stesse del cristianesimo, devono esserne illuminati e dovrebbero a loro volta illuminarle.
Gli scritti da prendere in esame, di conseguenza, sono non soltanto quelli accolti nel corpus canonico del Nuovo Testamento ma anche quelli venerati come «Padri» della Chiesa, in particolare i cosiddetti «Padri apostolici», immediatamente a ridosso delle origini, quelli di altri autori ecclesiastici, e quelli che per diverse ragioni vennero classificati fra gli «apocrifi».13

A sua volta poi anche il lavoro da compiere su tutti questi scritti è molteplice. Globalmente lo si può denominare, con i tedeschi, «storia della tradizione», ma all'interno di esso in realtà s'intrecciano inevitabilmente diversi problemi e diversi metodi: lo studio dei testi stessi sia «sincronicamente» nella loro stesura letteraria finale, sia «diacronicamente» nelle modifiche introdotte nei materiali preesistenti (<<storia della redazione»); lo studio delle singole micro-unità tradizionali durante la fase orale nella loro forma linguistica e nella loro funzione sociologica e religiosa (<<storia delle forrne»); lo studio degli eventi stessi ai quali essi fanno riferimento (critica storica).14
Tutto questo lavoro è ancora in pieno svolgimento, e benché oggi comincino a moltiplicarsi audaci tentativi di sintesi,15 non sembra ancora possibile, a differenza di altri settori, presentare semplicemente un tranquillo bilancio di risultati già acquisiti. II quadro che andremo delineando potrà presentarsi dunque solo provvisorio e frammentario, poco più che una «mappa» appena abbozzata a grandi linee per un primo orientamento. Indichiamo subito, perciò, in negativo e in positivo, alcune del imitazioni della nostra ricerca, suggerite sia dalla materia stessa, sia dallo stato attuale della discussione.
L'aggettivo «prime» esprime la scelta di concentrare l'attenzione sulla fase iniziale, allargando lo sguardo agli sviluppi successivi solo nella misura in cui possono aiutarci a far luce, retrospettivamente, su di essa.16
L'aggettivo «cristiane» vuole concentrare l'attenzione soprattutto sugli elementi più specificamente cristiani: in concreto dunque innanzi tutto sulle tradizioni cristologiche; senza con questo porre una separazione con le tradizioni ebraiche, che non sono solo premessa o sfondo di quelle cristiane, ma spesso parte integrante di esse.17 Usiamo il termine, come nel libro degli Atti (At 11,26; 26,28), anche per quella fase in cui, da un punto di vista sociologico, i seguaci di Gesù sono ancora uno dei vari gruppi interni al giudaismo (cf. At 24,5.14 e 28,22: hairesis Nazoraions, a prescindere dal problema se da un punto di vista teologico ci sia già in nuce la successiva distinzione.
II plurale infine, «le tradizioni», non significa che intendiamo studiarie tutte una per una, ma vuoi sottolineare un particolare interesse proprio al fenomeno della loro molteplicità, preso globalmente: non però astrattamente, come mero problema di principio, ma mettendo concretamente a confronto almeno alcune delle principali tradizioni. È soprattutto questo aspetto, infatti, al centro dei dibattito attuale. (Continua...)

INDICE

Introduzione
LE PRIME TRADIZIONI CRISTIANE E LA LORO RICOSTRUZIONE

1. TRA GLI EVENTI ED I TESTI
2. LE PRIME TRADIZIONI CRISTIANE NEL DIBATTITO ATTUALE
2.1. L'eredità di Tubinga: il problema del giudeocristianesimo
2.2. L'eredità del novecento: tradizioni kerygmatiche e tradizioni sul Gesù
prepasquale

3. L'ITINERARIO

1. L'ANNUNZIO DEL RISORTO. LA TRADIZIONE KERYGMATICA PASQUALE

4. UN KERYGMA INCENTRATO SULLA MORTE E RISURREZIONE DI GESÙ
4.1. I dati
4.2. La spiegazione
5. LE FONTI E IL METODO DI RICOSTRUZiONE
5.1. Tradizione kerygmatica nelle Lettere
5.2. Tradizione kerygmatica negli Atti degli apostoli
5.3. Tradizione kerygmatica nei Vangeli
6. UN MATERIALE PRIVILEGIATO: LE «FORMULE DI FEDE»
6.1. Funzione, tipologia e sviluppo delle «formule di fede»
6.2. «Dio ha risuscitato Gesù dai morti!»
6.3. «Signore è Gesù!»
6.4. Formule nominali
6.5. «Cristo è morto per noi!»
6.6. «Per noi morto, per noi risorto»

6.7. «Uno solo è Dio, uno solo è il Signore!»
6.8. Sviluppo «in avanti»
6.9. Sviluppo «all'indietro»
7. LO SVILUPPO INTERNO DI QUESTA CORRENTE DI TRADIZIONE
7.1. Sguardo d'insieme
7.2. Signoria
7.3. Valore salvifico della morte
7.4. Filiazione-preesistenza
7.5. Conclusione

2. LE TRADIZIONI SUL GESÙ PREPASQUALE

8.
LA TRADIZIONE DELLA Fonte Q

8.1. La Fonte Q è esistita?
8.2. Problemi di ricostruzione
8.3. I materiali e la struttura
8.4. Il genere letterario
8.5. L'orientamento teologico
8.6. I materiali assenti
9. LA TRADIZIONE GIOVANNEA
10. ALTRE TRADIZIONI PRESINOTTICHE
11. TRADIZIONI SU GESÙ NEGLI SCRITTI EXTRACANONICI
11.1. Sguardo d'insieme
11.2. Il Vangelo di Tommaso

3. GRUPPI, TENDENZE, TENSIONI

12. LE FONTI
13. LO SFONDO STORICO. TRA ATENE E GERUSALEMME
14. LA PRIMA COMUNITÀ DI GERUSALEMME
15. IL GRUPPO «ELLENISTA» E L'EVANGELIZZAZIONE DEI PAGANI
16. LA COMUNITÀ DI ANTIOCHIA
17. LE TENSIONI E L'ACCORDO (Gal. 1-2; AT 15)
17.1. L'accordo di Gerusalemme (Gal. 2,1-10 e At 15)
17.2. L'incidente di Antiochia (Gal. 2,11-14)
17.3. Il «decreto apostolico» (At 15,20s.28s; 21,25)
18. LE COMUNITÀ PAOLINE
19. GLI OPPOSITORI DI PAOLO
20. PAOLO TESTIMONE DELLE TENSIONI DELLA CHIESA PRIMITIVA E DELLA SUA UNITÀ

4. QUADRO D'INSIEME

21. LA TRADIZIO E «KERYGMATICA» DELLE COMUNITÀ PALESTINESI ED ELLENISTICHE
22. IL PROCESSO DI RECUPERO DELLE TRADIZIONI SUL GESÙ TERRENO
22.1. Prima della Quelle
22.2. Localizzazione della fonte Q e della tradizione soggiacente
22.3. La dinamica delle prime tradizioni cristiane

Indice biblico

Indice dei nomi