2 - Perché la Bibbia indica la distruzione avvenuta nel 607 a.e.v.
La Bibbia non è solo un guida spirituale che informa il genere umano della sua genesi e del suo Creatore. È, si è dimostrata essere, pure un affidabile testo storico relativo al genere umano.
Il linguaggio con il quale le informazioni storiche sono riportate in tale libro, ha causato molto scetticismo e lo ha fatto ignorare a molti; fra questi proprio pure da coloro che sono ricercatori storici e archeologi.
Letta invece col dovuto discernimento e nel contesto della finalità del libro, in essa vi sono però contenute anche informazioni storiche che si sono mostrate, nel tempo, perfino accurate.
Un esempio importante, lo abbiamo quando si considerano e informazioni storiche di tale libro inerenti il periodo Neo-babilonese, più specificamente se sono inerenti a Nabucodonosor II.
Tale re Caldeo, figlio di Nabopolassar, è ormai noto e conosciuto da tutti per le sue gesta, fra le quali sono quella di aver deportato l’intero popolo Giudaico in Babilonia e di distruggere la loro città di Gerusalemme e il loro Tempio.
Stranamente, non si hanno documentazioni archeologiche (reperti) che «specificamente» additino al diciottesimo anno del suo regno l’assedio finale di Gerusalemme (durato 18 mesi), conclusosi con la successiva distruzione della città e del suo tempio.
Nel reperto catalogato come BM 219461 , la registrazione documentale e archeologica (un testo cuneiforme) si ferma al suo undicesimo anno di regno. Vengono così a mancare proprio le informazioni storiche in merito alla distruzione della città e del suo tempio.
Oltre alle informazioni bibliche, vi è lo storico Giuseppe Flavio che in «Antichità Giudaiche» (disponibile nel sito di AZZURRA7 EDITRICE), testimonia nel diciottesimo anno del re tale evento. Senza queste testimonianze che sono confermate pure da un popolo tuttora vivente, quello ebraico, il quale pure si tramanda un tale evento di generazione in generazione, non si poteva sapere l’anno di regno del re che compì tali gesta. Ma sorge una questione.
Definito che l’anno di regno durante il quale Nabucodonosor compì questo storico gesto sia il diciottesimo, come se ne può «oggi» a distanza di oltre 2600 anni, determinare, possibilmente in modo affidabile, durante quale anno secolare (o avanti Cristo) tutto questo accadde?
Nel tempo furono usati molti modi di contarne il suo scorrere; con calendari Lunari, Solari, basati su eventi di importanti personaggi di quel tempo e da vicissitudini dei popoli che si susseguirono (tempi spesso definiti «Ere»). Oggi usiamo quello che è chiamato «Calendario Gregoriano», dopo una correzione di 11 giorni di sfasamento solare, [perché non si usava ancora l'anno bisestile] che nel frattempo si erano accumulati dalla nascita di Gesù col precedente calendario noto come «Giuliano».
UN NUOVO POTENTISSIMO STRUMENTO DI CONTEGGIO DEL TEMPO
Con l’avvento dell’astronomia computerizzata, fu messo a punto un sistema «astronomico» del conto del tempo, detto «Julian Date (JD)» [Vedi Wikipedia], che fa da calendario universale ad ogni tipo di calendario che sia stato usato durante i secoli scorsi. Con tale calendario, si contano lo scorrere dei giorni in sequenza, senza soluzioni di continuità, a partire da una data che sia molto lontana. Tale date é stata scelta perchè non si hanno documentazioni storiche [reperti] inerenti ad eventi di vita vissuta da nessun popolo [Bibbia esclusa]. Esso «conta» il numero di giorni passati a partire con JD 0,0000 dal mezzogiorno di lunedì 1º gennaio 4713 a.C. [Vedi Scaliger in Wikipedia].
Un esempio (approssimativo); noi oggi, contando dal «secolare» anno datato 1 Gennaio del 2016, contiamo che un anno dura circa 365,25 giorni. Di anni (interi) da inizio del Julian Date, ne sono trascorsi quindi 4713 + 2015 = 6728 anni che moltiplicati per 365,25 sommano (approssimati) 2.457.402 giorni trascorsi, da allora. [al 31 dicembre/1Gennaio del 2016]. Con i moderni computer, calcolando astronomicamente la conversione del giorno 1 Gennaio 2016 in J.D., ottengo 2.457.389 giorni. sottraendo li al precedente conto, si evidenzia la differenza dei 13 gg. maturati prima della correzione del calendario Giuliano e che non usava l’anno bisestile.
Dimostrato che «oggi» si possono così conteggiare «date assolute», [precise], quando esse siano riferite da eventi storici ben determinati e possibilmente ben documentati, rispondo ora alla domanda: Perché la Bibbia indica la distruzione di Gerusalemme avvenuta nel 607 a.e.v.
Una base storica, da definire almeno come «data assoluta», diventa in ogni caso necessaria.
COME DETERMINARLA?
In modo particolare i Babilonesi, e i Persiani che seguirono, osservavano regolarmente il cielo registrandone le posizioni degli astri su quelli che oggi chiamiamo «diari astronomici».
Il più vecchio di questi diari al presente, è quello catalogato come BM 323121 , dove in col. iv rigo 18, riferendo in quel periodo l’eclisse di Luna del 19 Gennaio del 653bc (o -0652 astronomico che conta anche l'anno zero), anche registra l’evento storico della battaglia di Hiritu; evento confermato pure nel reperto noto come BM 863791 alle righe 13 e 14 che la datano al preciso 27° giorno del XII mese di Addaru che è a quasi finito il sedicesimo anno del regno di Šamaš-šuma-ukin fratello del noto re Assurbanipal.
130 anni dopo, nel diario astronomico registrato come BM 33066 e noto come «Strassmaier Cambyses n° 400», alle righe reverse 20 e 22, sono registrate due eclissi di luna a distanza di sei mesi lunari fra loro; una del 17 Luglio del 523bc (settimo anno di Cambise II) e l’altra del 10 Gennaio del 522bc (sempre durante il settimo anno di Cambise II).
Questi due eventi qui citati [BM 33066 e BM32312], distanti fra loro 130 anni, contrassegnano astronomicamente praticamente l’intero periodo Assiro-Neo-babilonese da me qui esaminato; periodo che potrei definire come «assoluto» fra il 653bc e il 523bc.
LE INFORMAZIONI STORICHE DELLA BIBBIA,
PER TALE PERIODO, RIFERISCONO QUANTO SEGUE:
Nel primo anno di Dario figlio di Assuero del seme dei medi, che era stato fatto re sul regno dei caldei, nel primo anno del suo regno io stesso, Daniele, compresi dai libri il numero degli anni riguardo ai quali la parola di Geova era stata rivolta a Geremia il profeta, per compiere le devastazioni di Gerusalemme, [cioè] settant’anni.”
È importante identificare chi era «quel» Dario. La scrittura specifica che era del seme de Medi, pertanto non era «Persiano». L’incognita che lo definisce: «figlio di Assuero», non fa comprendere immediatamente che era figlio di Astiage, allora re dei Medi dal 596/597bc alla sua morte nel 562bc. Il temine «Assuero» si traduce pure in «Gran re», che lo indentifica come un «titolo regale» più che come un nome di regnante.
Sempre nella Bibbia, su tale «Dario» abbiamo la seguente informazione:
In quella medesima notte Baldassarre il re caldeo fu ucciso, e Dario il medo stesso ricevette il regno, avendo circa sessantadue anni.”
Questa informazione trova riscontro con quanto lo storico Giuseppe Flavio registra al riguardo in «Antichità Giudaiche, Libro X:248» dove riferisce:
«Dario, che col suo congiunto Ciro mise fine all’impero babilonese, aveva l’età di sessantuno anni quando prese Babilonia. Era figlio di Astiage, ma dai Greci era chiamato con un altro nome».
Il «diverso nome» usato dai Greci per tale Dario era appunto «Ciassare (II)», che era quindi figlio di Astiage, e figlio di Ciassare (I), suo nonno, che era figlio di Fraorte re dei Medi.
Senofonte, in «Ciropedia V [2]», conferma Flavio nell’affermazione che Dario, dai Greci, era chiamato diversamente registrando: «Nel volgere del tempo Astiage morì e in Media il trono passò a Ciassare, figlio di Astiage e fratello della Madre di Ciro».
Il re «d’Assiria» riferito in tale paragrafo, era certamente Nabonedo, che essendo di origini Assire, in tale circostanza (o in quel momento) era chiamato da Senofonte come «re d’Assiria».
Si dimostra quindi che «Dario» (o «Ciassare II» figlio di Astiage) era zio di Ciro il Grande (appunto definito «congiunto» da Giuseppe Flavio); che aveva 61 anni quando assieme a Ciro conquistarono Babilonia (nel 539bc) e che ne aveva 62 di anni quando «ricevette il regno» un anno dopo (nel 538bc), quando Daniele comprese che (le «devastazioni» o distruzione di Gerusalemme) erano legate alla durata dell’esilio del suo intero popolo, il quale doveva durare complessivi settanta anni.
Poiché Geova ha detto questo: ‘Secondo il compimento di settant’anni a Babilonia vi rivolgerò la mia attenzione, e certamente realizzerò verso di voi la mia buona parola riconducendovi in questo luogo.”
Va fatto presente che «Daniele» fu portato prigioniero in Babilonia nel 617bc, assieme a molti altri dignitari e uomini potenti di Gerusalemme. In quel tempo, la città «non» fu «devastata». Forse comprese solo allora, o ebbe conferma, che i settant’anni dichiarati dal profeta non si riferivano quindi a quella sua prima deportazione.
La datazione al 539bc, come evento della conquista di Babilonia da parte di Dario il Medo e di Ciro II il Persiano, è oggi storicamente accettata da tutti (ed è in armonia con le informazioni storiche della Bibbia); pertanto già essa potrebbe essere definita una «data assoluta».
Si presenta ora la discordanza fra la datazione ora attribuita alla distruzione di Gerusalemme dagli attuali storici ed archeologi i quali, seguendo le documentazioni oggi pervenuteci, si sono trovati «costretti» (ignorando le informazioni storiche della Bibbia) a datare al 587bc trovandosi in contrasto con quanto registra la Bibbia che, dichiarando in settanta anni la durata dell’esilio del popolo Giudaico di allora, e associando la «fine» di tale durata di tempo all’evento della conquista di babilonia da parte di Dario il Medo e di Ciro II il Persiano, costringe coloro che seguono la storia biblica, a contare quanto segue:
da 538/537bc meno settanta anni = 608/607bc. Questa datazione si riferisce a quando Nabucodonosor (nel suo 18/19° anno di regno), conquistò Gerusalemme e deportò il popolo Giudaico in Babilonia, distruggendone successivamente la Città e il tempio che era in essa.
La Bibbia quindi, si trova costretta a far notare agli storici e archeologi di oggi, che la «loro» datazione al 587bc per lo stesso evento, per quanto «apparentemente» ben documentata, è fallace di 20 anni.
La Bibbia non ha bisogno dell’archeologia o della storia per avere conferme sulla sua veridicità e neppure della sua origine divina; è verace in se stessa.
Piuttosto, come vedremo in seguito, sarà proprio la Bibbia che «"confermerà" o che "contrasterà" quelle informazioni archeologiche e storiche che ci sono pervenute oggi, indipendentemente se esse siano veraci, corrette o sbagliate o «anticamente alterate» come nel caso di "Adda-guppi"; come verrà dimostrato nel proseguo della complessa e lunga trattazione dell’argomento.
Note
1. Vedi i siti www.caeno.org e www.livius.org
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