LA FORMULAZIONE DELLA DOTTRINA DELLA TRINITÀ - Pagina 1

LA FORMULAZIONE DELLA DOTTRINA DELLA TRINITÀ - Pagina 1


LA  FORMULAZIONE DELLA DOTTRINA
DELLA TRINITÀ

di Lynnford Beachy
Dal libro "The Two Republics" ("Le due repubbliche"),
scritto da A.T. Jones e pubblicato nel 1891
(Pagina 1)

(Ci è stato concesso il privilegio di pubblicare questo opuscolo di 30 pagine. Un ulteriore ausilio didattico per tutte quelle persone oneste intellettualmente e che possiedono intelligenza, che permetterà loro di adorare l'Onnipotente Dio JHWH e onorare suo figlio Gesù Cristo)


La form. della trinitaLa dottrina della Trinità non è stata sempre una parte dell'insegnamento cristiano. Essa non è stata formalmente affermata, infatti, fino al quarto secolo. È molto interessante apprendere la storia di questa dottrina, e questo libriccino intende proprio mostrare il modo in cui la dottrina ha cominciato ad essere discussa, gli eventi che hanno portato ad un concilio a suo riguardo e la maniera in cui essa è stata alla fine accettata.

Gran parte della storia che state per leggere è presa da un libro intitolato "The Two Republics" ("Le due repubbliche"), scritto da A.T. Jones e pubblicato nel 1891 dalla "Review" e dalla "Herald Publishing Company", Battle Creek, nel Michigan. Se non altrimenti indicato, tutte le citazioni in questo scritto sono prese appunto da questo libro. Il numero delle pagine sarà indicativo per i riferimenti e tutte le cose scritte da me saranno riportate in un altro carattere di scrittura, mentre le citazioni sono riportate in corsivo.

Per prima cosa, esaminiamo in che modo è iniziata la controversia. Questa controversia è spesso indicata come "La controversia Ariana". Riscontriamo questa storia quando andiamo a leggere di un evento accaduto nella città di Alessandria all'inizio del quarto secolo.

"Un certo Alessandro era vescovo di Alessandria. Ario era un ministro responsabile di una chiesa locale nella stessa città. Alessandro cercò di spiegare "l'unità della Sacra Trinità". Ario dissentì dai punti di vista stabiliti da Alessandro. Una specie di sinodo dei ministri della città fu convocato, e si discusse la questione. Entrambe le parti declamarono la vittoria, e la controversia si propagò. A quel punto Alessandro convocò un Concilio di cento vescovi, la maggioranza dei quali sosteneva il punto di vista di Alessandro. Subito dopo il Concilio ad Ario fu comandato di abbandonare le sue opinioni e di adottare quelle di Alessandro. Ario rifiutò ed Alessandro lo scomunicò, insieme a tutti quelli che erano del suo stesso parere, tra i quali c'era un considerevole numero di vescovi ed uomini religiosi, oltre a tante persone del popolo" (pg. 332).

Come potete vedere, non si trattò di una piccola controversia.

Qual'era il motivo controversia?

"La questione disputata era, dunque, se il Figlio di Dio è della stessa sostanza, o soltanto di una sostanza simile a quella del Padre. La controversia fu portata avanti in Greco, e siccome espressa in Greco, l'intera disputa era imperniata attorno ad una singola lettera. La parola che esprimeva il credo di Alessandro è Homoousion, mentre quella che esprimeva il credo di Ario è Homoiousion. Una delle parole possiede 2 'i', mentre l'altra ne ha una sola; ma il motivo per cui la parola dovrebbe o non dovrebbe avere l'altra 'i' addizionale, nessuna delle due parti ha mai potuto determinare esattamente. Lo stesso Atanasio, che successe ad Alessandro nel vescovato di Alessandria, e lo trascese in ogni altra qualità, l'ha candidamente confessato che ogni volta che forzava la propria comprensione a meditare sulla divinità del Logos, i suoi laboriosi e inefficaci sforzi andavano a vuoto; più ci pensava,meno capiva; più scriveva in proposito, meno si ritrovava capace di esprimere i suoi pensieri' - di Gibbon 'Decline and Fall' ( 'Declino a caduta), cap. V par. i." (pg. 334).

È molto interessante notare che il propagatore principale dei punti di vista di Alessandro non riusciva neppure a comprendere le cose che avrebbe dovuto trasmettere in modo che gli altri le accettassero. È da meravigliarsi che così tante persone fossero riluttanti ad accettare queste nuove vedute a proposito di Dio?

Esaminiamo un attimo quali erano le idee di Alessandro.

"Alessandro dichiarò: 'Il Figlio è immutabile e non può cambiare, onnipotente, completo e perfetto, come il Padre, diverso da Lui soltanto in un aspetto, nel fatto che Egli non è 'unigenito'. Egli è l'esatta immagine di Suo Padre. Ogni cosa si trova nell'immagine che esiste nel suo archetipo (originale); ed è questo che il nostro Signore ha insegnato quando ha detto: - Mio Padre è maggiore di Me - Di conseguenza noi crediamo che il Figlio è proceduto dal Padre; poiché Egli è la riflessione della gloria del Padre, e la rappresentazione della Sua sostanza, ma nessuno sia guidato da ciò alla supposizione che il Figlio non è unigenito, come è creduto da alcuni che sono mancanti di capacità intellettive, poiché affermare che Egli non è unigenito, che è sempre esistito, e che esisteva prima dei tempi, non è lo stesso che dire che non è unigenito" (pg. 333).

Secondo Alessandro, l'unica differenza fra il Padre e il Figlio sta nel fatto che il Figlio è unigenito. Nello spiegare in che modo il Figlio era unigenito, Alessandro cita Gesù che ha detto che è proceduto dal Padre. Eppure nella sua affermazione finale Alessandro asserisce, a proposito del Figlio, che 'Egli è sempre stato'. In qualche modo egli ha avuto difficoltà nel riconciliare l'idea che il Figlio era unigenito con la nuova idea che Egli è sempre esistito. Esamineremo questa nuova idea più avanti in questo scritto.

Vediamo adesso quello che insegnava Ario.

"Ario diceva: 'Noi diciamo e crediamo, ed abbiamo insegnato, e lo insegniamo ancora, che il Figlio non è - non unigenito - in nessun modo, neppure in parte, e che Egli non trae la Sua sostanza da qualche altra materia, ma che per Sua stessa volontà e desiderio è sussistito prima del tempo, e prima di ogni epoca, come Dio perfetto, l'unigenito ed immutabile, e che non esisteva prima di essere generato, o creato, o proposto, o stabilito; perché non è non-unigenito. Siamo perseguitati perché diciamo che il Figlio ha avuto un inizio, ma che Dio era senza un inizio. È questa la vera causa della nostra persecuzione, e similmente, perché diciamo che Egli è nato dal nulla. Questo lo diciamo perché non è né una parte di Dio, né fatto da una materia già pre-esistente" (pg. 333).

È interessante notare che Ario ha usato la parola "creato" in riferimento al Figlio di Dio, ma come potete vedere dall'affermazione che precede, comprendeva che Cristo era l'unigenito di Suo Padre e, dunque, aveva avuto un inizio. Ario, quindi, credeva che Cristo era "l'unigenito Figlio di Dio".

La propagazione della controversia

"Ario scrisse un libro intitolato 'Thalia', - Canti di Gioia - una collezione di canti in cui egli presentava le sue idee. Questo espediente andò bene, poiché nell'entusiasmo delle parti, i suoi canti dottrinali erano cantati e intonati dovunque. Alessandro, similmente, da parte sua, mandò delle lettere circolari ai vescovi principali tutt'intorno. La controversia si propagò in ogni luogo, e man mano che si propagava metteva radici più profonde" (pg. 332).

"Navigatori, mugnai, e viaggiatori cantavano le dottrine disputate mentre lavoravano o viaggiavano. Ogni angolo, ogni valle della città (fu detto in seguito a proposito di Costantinopoli, ma deve essere stato ancora più vero per Alessandria) erano pieni di queste discussioni - strade, mercati, negozianti, cambia-valute, vivandieri. Se chiedete ad un uomo: 'Quante monete?', l'uomo risponde dogmatizzando sull'essere generato o non-generato, unigenito o non-unigenito. Chiedete il prezzo del pane e vi sarà risposto: 'Il Figlio è subordinato al Padre'. Chiedete se il bagno è pronto e vi sarà detto: 'il Figlio è sorto dal nulla' - di Stanley 'History of the Eastern Church' ('Storia della Chiesa orientale') - lezione III, paragrafo 10.

"Il sogno dorato di Costantino di una Cristianità unificata era ancora una volta tristemente disturbato" (pg 337).

Nel tentativo di riunire assieme le due parti, Costantino scrisse una lunga lettera ad Ario e ad Alessandro esprimendo il proprio desiderio di avere un regno unito. Tale lettera, comunque, ebbe un effetto opposto, perché spinse ciascuna parte ad essere più impegnata che mai ad acquistare l'approvazione dell'imperatore. La contesa si approfondì invece che dissolversi.

Il Concilio di Nicea

Nel 325 d.C., volendo cercare di risolvere la questione, Costantino indisse un Concilio generale, in una città chiamata Nicea, perciò il Concilio fu denominato appunto "di Nicea". Furono presenti 318 vescovi, senza contare una quantità innumerevole di diaconi, ministri, proseliti ed altri partecipi.

"Poi fu presa in considerazione la grande questione che aveva causato l'organizzazione del Concilio. C'erano tre parti nel Concilio - quelli che parteggiavano per Alessandro, quelli che parteggiavano per Ario e quelli che si schieravano da nessuna delle due parti o che, sperando di poter essere dei mediatori, stavano in mezzo. Ario, non essendo un vescovo, non poteva occupare un seggio ufficiale nel Concilio, ma era intervenuto per comando direttamente espresso di Costantino, e 'fu chiamato con frequenza ad intervenire per esprimere le sue opinioni: Atanasio, che era più responsabile della presente condizione della disputa, di quanto non lo fosse lo stesso Alessandro, pur essendo solo un diacono, venne insieme al suo vescovo Alessandro. Allo stesso modo, anche lui, pur non avendo diritto ad una posizione ufficiale nel Concilio, non ebbe una piccola parte nella discussione e nel produrre il risultato finale.

"Presto si scoprì che la fazione di Alessandro ed Atanasio poteva contare sulla maggioranza del Concilio; e determinarono di usare questo potere nella formulazione di una tale affermazione di dottrina che avrebbe soddisfatto loro in primo luogo, e se la cosa fosse stata impossibile da accettare onestamente dalla fazione di Aria, ne sarebbero stati ancora più contenti.

"Nella discussione furono letti alcuni dei canti che Ario aveva scritto. Non appena la fazione di Alessandro li sentì, alzarono le mani in segno di orrore, poi si coprirono le orecchie e chiusero gli occhi, come per evitare di essere contaminati dalla temibile eresia" (pg. 347).

Notiamo che questa stessa risposta è stata usata da un gruppo di persone nella Bibbia. Stefano aveva appena fatto un lungo discorso sulla storia dei Giudei, quando esclamò che erano colpevoli di aver ucciso il Figlio di Dio:

"Ma essi, mandando alte grida, si turarono gli orecchi e tutti insieme si avventarono sopra di lui; e, cacciato lo fuori dalla città, lo lapidarono. E i testimoni deposero le loro vesti ai piedi di un giovane, chiamato Saulo" (Atti 7:57,58).

"Subito dopo vi fu la stesura di un credo, firmata da diciotto vescovi della fazione di Ario, ma non poté esistere abbastanza a lungo per permettere a chiunque di averne una copia. I loro opponenti si ribellarono in una sommossa selvaggia, fecero a pezzi il documento ed espulsero Ario dall'assemblea.

Un credo introdotto da Eusebio

"In seguito, Eusebio di Cesarea, panegirista di Costantino, volendo riunire le due fazioni, pensò di riuscire a farlo presentando un credo che era stato in vasta misura usato prima che sorgesse questa disputa. Affermò che questa confessione di fede era una di quella che aveva appreso da bambino dal vescovo di Cesarea, accettata al suo battesimo ed insegnata in tutta la sua carriera, sia nel suo servizio da anziano che da vescovo. Come ulteriore argomentazione, ed una che avrebbe voluto fosse di gran peso nel Concilio, dichiarò che 'era stata approvata dall'imperatore, beneamato dal cielo, che l'aveva vista anticipatamente'. Diceva quanto segue:

"Io credo in un unico Dio, Padre Onnipotente, creatore di tutte le cose, visibili ed invisibili, edin un unico Signore Gesù Cristo, la Parola di Dio, Dio di Dio, Luce della Luce, Vita della Vita, l'Unigenito, il Primogenito di ogni creatura, generato dal Padre prima di tutti i mondi, per opera del Quale tutte le cose sono state create; Che per la nostra salvezza è stato fatto carne ed ha vissuto in mezzo agli uomini, ed ha sofferto, ed è risuscitato il terzo giorno, ed è asceso al padre, e ritornerà in gloria per giudicare i vivi ed i morti. E crediamo in un solo Spirito Santo. Credendo che ciascuno di loro è ed è esistito, il Padre, solo il Padre; e il Figlio, solo il Figlio; e lo Spirito Santo, solo lo Spirito Santo; come ha detto anche il nostro Signore, mandando i Suoi discepoli a predicare: 'Andate ad insegnare a tutte le nazioni, battezzando le nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo', a proposito delle quali cose noi presentiamo conferma e accordo di pensiero, e diciamo che da molto tempo si è già creduto questo, e che siamo pronti a rimanere fermi in tale fede fino alla morte, considerando anatema ogni eresia senza Dio. Affermiamo che abbiamo considerato queste cose con tutto il cuore e con tutta l'anima, sin dal momento in cui abbiamo avuto consapevolezza di noi stessi, e che adesso pensiamo e diciamo lo stesso in verità, attestiamo nel nome dell'Iddio Onnipotente e del nostro Signore Gesù Cristo, capaci di provare anche per dimostrazione e di persuadervi che anche in passato abbiamo creduto e predicato le stesse cose'" (pgg. 347,348).

Eusebio di Cesarea, l'uomo che ha presentato questo credo, ha scritto un libro intitolato "Eusebius' Ecclesiastical History' ("La storia ecclesiastica di Eusebio"). In questo libro egli definisce i suoi credo, che sono i credo appresi sin da bambino e insegnati in tutto la sua carriera ecclesiastica. Egli afferma:

"Poiché come nessuno ha conosciuto il Padre, eccetto il Figlio, così nessuno, d'altra parte, può conoscere il Figlio completamente, se non solo il Padre, dal quale Egli è stato generato. Poiché chi se non solo il Padre ha compreso completamente quella Luce che esisteva prima che il mondo fosse - secondo la sapienza intellettuale e sostanziale, e quella Parola Vivente che era in principio col Padre, prima di ogni creazione e produzione visibile o invisibile, il primo e l'unico generato da Dio, il principe e leader dell'esercito spirituale ed immortale dei cieli, l'angelo del consiglio possente, l'agente dell'applicazione pratica della segreta volontà di Dio, il creatore di tutte le cose insieme al Padre, la seconda causa dell'universo accanto al Padre, l'unico e vero Figlio del Padre, e il Signore e Dio e Re di tutte le cose create, che ha ricevuto potenza, e dominio con la stessa divinità, e potere ed onore dal Padre... Dove introduce il Padre e Creatore come Governatore di tutto, comandando con il Suo cenno sovrano, ma con la Sua Parola Divina accanto a Lui, la stessa cosa che è proclamata a noi, come ministri ai comandi di Suo Padre... Lo Stesso Figlio, comunque, in nessun modo indifferente all'adorazione del Padre, ha il compito di insegnare a tutti la conoscenza del Padre... Di Lui, Mosè parla ovviamente come secondo dopo il Padre... incaricato della posizione di secondo nella sovranità e nel governo su ogni cosa, 'il capitano dell'esercito del Signore,..." ("Eusebius' Ecclesiastical History", pgg 15-17).

È chiaro che Eusebio di Cesarea aveva compreso che Cristo era generato (nato) dal Padre prima di tutte le cose. Nel suo libro cita anche Proverbi 8:22-30 per provare il suo punto di vista.

Dietro il libro appena menzionato, si trovano varie lettere scritte poco dopo il Concilio di Nicea. Voglio condividere con voi delle parti di alcune di loro. Ecco una porzione di una lettera di Eusebio a Nicomedia: (Notate, attenzione, che si tratta di Cesarea).

"Non abbiamo mai sentito, mio Signore, di due esseri non generati, né di uno diviso in due; neppure abbiamo mai appreso o creduto che potesse soffrire dei dolori fisici, ma che c'è un solo non-generato e un altro che proviene veramente da Lui... Noi crediamo non solo che la Sua origine non può essere spiegata a parole, ma che non può essere compresa... " (Lettera scritta da Eusebio di Nicomedia - da "A Historical View of the Council of Nice" - "Una visione storica del Concilio di Nicea", di Isaac Boyle, pg. 41).

La strana idea che sia il Padre che il Figlio fossero non-generati (senza inizio) era nuova per la gente di quel tempo; avevano sempre compreso che c'è un non-generato (senza inizio) e, con Lui, un altro generato (con un inizio). Era questa la comprensione comune della maggioranza delle persone del periodo del Concilio di Nicea e di quello anteriore ad esso.

Andiamo avanti con gli eventi del Concilio di Nicea. Eusebio di Cesarea aveva appena presentato il credo che era stato largamente usato prima della controversia.

La fazione di Ario accetta il credo

"Non appena questa (l'affermazione dei credo di Eusebio) fu letta nel Concilio, tutta la fazione di Ario indicò la propria disponibilità a sottoscriverla. Mentre, invece, non andò bene per la fazione di Alessandro ed Atanasio; era proprio la cosa che non volevano, poiché 'erano determinati a trovare una forma di parole che nessun Ariano avrebbe potuto accettare" (pg. 348).

Per favore, notate che gli Ariani erano in armonia con gli insegnamenti dei Cristiani prima del Concilio di Nicea come era presentato nel credo di Eusebio. Eppure questo non andò bene alla fazione di Alessandro.

"Si misero attentamente alla ricerca per trovare qualche punto o qualche parola che potesse dare loro uno spunto per rigettarlo. È da notare che questo credo non dice alcunché a proposito della sostanza del Figlio di Dio, mentre era proprio questa la questione che aveva inizialmente motivato la formazione del Concilio. Eusebio, vescovo di Nicomedia, era il capo degli Ariani che avevano un seggio nel Concilio. A questo punto, una lettera fu portata avanti, scritta formalmente da lui, in cui aveva affermato che 'asserire che il Figlio è non-creato, sarebbe come dire che era - di una stessa sostanza - Homoousion - col Padre, e dire questo era un'affermazione evidentemente assurda'.

"Tale indicazione dette alla fazione di Alessandro ed Atanasio l'opportunità che speravano; offrì la parola da parte della fazione opposta sulla quale avevano sempre insistito, ed uno dei capi di quella fazione aveva dichiarato che l'uso della parola in quel contesto era evidentemente assurdo. Se essi, dunque, avessero insistito sull'uso di quella stessa parola, ciò avrebbe causato l'esclusione della fazione ariana. 'La lettera produsse un entusiasmo violento. Ecco il test che stavano cercando; la lettera fu stracciata a pezzi come indicazione della loro indignazione, e la frase che egli si era impegnato a respingere divenne frase che essi si impegnarono ad adottare' - di Stanley 'History of the Eastern Church' ('Storia della chiesa orientale), lezione III paragrafo 22 (pg. 349).

La fazione di Alessandro cerca di aggiunge al credo

"Poiché Costantino aveva approvato il credo già letto da Eusebio, la questione della fazione di Alessandro adesso era se l'avrebbe approvato con l'aggiunta di questa parola, e le speranze di entrambe le parti risiedevano tremanti nella decisione dell'imperatore. Hosius ed i suoi associati, avendo l'ultima consultazione con lui, lo convinsero a passare all'altra fazione. Nell'incontro che seguì dell'assemblea, presentò di nuovo il credo di Eusebio, lo approvò, e chiese a tutti di adottarlo. Vedendo, comunque, che la maggioranza non avrebbe accettato il credo di Eusebio così com'era, Costantino decise di 'guadagnare l'assenso della parte ortodossa, cioè quella più potente, dell'assemblea', inserendo la parola disputata. 'Sperava che con questo inserimento potessero essere conquistati e che, sotto la pressione della paura e del favore, gli altri non fossero allontanati. Fece il possibile per assicurare questo risultato e si professò il padrone ed anche l'interprete della nuova frase' di Stanley 'History of the Eastern Church', lezione III, paragrafo 28.

"Costantino ordinò l'aggiunta della parola disputata. La fazione di Alessandro ed Atanasio, adesso assicurati dell'autorità dell'imperatore, richiesero l'aggiunta di altre frasi con lo stesso scopo, così che quando il credo ebbe la sua stesura completa finale, leggeva come segue:

"Noi crediamo in un solo Dio, il Padre Onnipotente, Creatore di tutte le cose sia visibili che invisibili.

"E in un solo Signore Gesù Cristo, il Figlio di Dio, generato dal Padre, unigenito, cioè, della sostanza del Padre, Dio di Dio, Luce di Luce, vero Dio di vero Dio, generato, non creato, di una sostanza col Padre, dal quale tutte le cose sono state create, sia nei cieli che sulla terra; che per noi uomini e per la nostra salvezza, è sceso ed è stato fatto carne, è stato fatto uomo, ha sofferto ed è risorto il terzo giorno, è salito al cielo e verrà di nuovo per giudicare i vivi e i morti.

"E nello Spirito Santo.

"Ma quelli che dicono: 'C'era un momento in cui non esisteva' e 'Prima di essere generato non esisteva, e che è venuto in esistenza a partire da ciò che non era', oppure chi professa che il Figlio di Dio è di una persona o 'sostanza' diversa, o che è creato, mutevole o variabile, sono resi anatema dalla Chiesa Cattolica'.
"Da qui è nato l'originario Credo di Nicene" (pgg. 349,350).

Ulteriori alterazioni apportate al Credo

Questo Credo è stato cambiato dalla sua forma originaria. Per favore notate i cambiamenti fatti. Ecco una copia del Credo di Nicea come si legge oggi:

"Noi crediamo in un solo Dio, il Padre, l'Onnipotente, creatore del cielo e della terra, e di tutto ciò che è visibile e invisibile. Crediamo in un Signore, Gesù Cristo, l'Unico Figlio di Dio, eternamente generato dal Padre (nell'originale si leggeva: il Figlio di Dio, generato dal Padre, unigenito), Dio da Dio, Luce da Luce, vero Dio da vero Dio, generato, non creato, di una sola essenza col Padre (nell'originale si leggeva: cioè, della sostanza del Padre). Tramite Lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza Egli è sceso dal cielo per la potenza dello Spirito Santo Egli è nato dalla Vergine Maria (aggiunto), ed è diventato uomo. Per amor nostro è stato crocifisso sotto Ponzio Pilato; ha sofferto ed è stato sepolto" ("The Ordinary of the Mass" - "l'ordinario della messa").

I Cattolici definiscono il termine "eternamente generato" nel seguente modo:

"Il credo cristiano è che il Cristo della storia è il Figlio di Dio, eternamente generato da un'azione senza fine del Padre... " ("Tell Us About God... Who is Re? - "Parlateci di Dio... Chi è?" - pg. 30, di "Knights of Columbus" "Cavalieri di Colombo").

Questo è quello che la Chiesa Cattolica insegna oggi; dicono che l'affermazione "eternamente generato" sta ad indicare che Cristo è stato generato dal Padre con un'azione senza fine; affermano che Cristo è stato nel processo di essere generato da sempre nel passato, lo è ancora oggi e lo sarà per sempre in futuro. Sembra che adottano quest'idea nel tentativo di riconciliare questo nuovo insegnamento di Cristo sempre esistito con le chiare affermazioni della Bibbia che Cristo è stato generato da Suo Padre.

Notate questa interessante citazione presa da una lettera scritta da Ario.

"Egli ci ha persino espulsi dalla città come atei, perché non siamo d'accordo con le dichiarazioni che seguono, pubblicamente affermate da lui: 'Dio è eterno, il Figlio è eterno. Il Padre e il Figlio sono co-esistenti. Il Figlio, non-generato, coesiste con Dio, ed è sempre generato: senza essere generato. Egli è generato: [Nota: Sembra ci sia stata una certa confusione di idee nella mente del vescovo, se le sue parole sono state riportate correttamente da Aria. È probabile che questo brano sia inteso per esprimere quella che è la - generazione eterna - del Figlio, una frase, comunque, che di per sé potrebbe non essere considerata incredibilmente distinta (chiara)}; né Dio precede il Figlio nel pensiero, neppure di un singolo minuto. Sempre Dio, sempre il Figlio. Il Figlio esiste da Dio in Persona'. Poiché Eusebio, tuo fratello, vescovo di Cesarea, e Theodotus e Paulinus, Athanasius, Gregorius ed Aetius, e tutti i vescovi d'Oriente affermano che Dio, che è senza inizio, è esistito prima del Figlio, sono stati condannati ... " (Lettera di Ario ad Eusebio, Vescovo di Nicomedia; presa da "A Historical View of the Council of Nice with a Translation of Documents" - "Una veduta storica del Concilio di Nicea con una traduzione dei documenti" - di Isaac Boyle, pgg. 39,40)

Come potete vedere, la nuova idea che Cristo è esistito quanto il Padre non era generalmente accettata prima del Concilio di Nicea, né dopo il Concilio tutti i Cristiani l'hanno accettata.

Vogliamo anche notare un altro cambiamento che è stato fatto al Credo di Nicea da quando è stato inizialmente scritto.

La definizione: "di una sola essenza col Padre" è stata aggiunta nel nuovo credo, descrivendo il loro corrente credo che il Padre e il Figlio erano lo stesso Essere.

Sant'Agostino scrisse:
"Il Figlio è una Persona, e il Padre è un'altra; essi non costituiscono, comunque, due Esseri, ma il Padre è lo stesso Essere del Figlio, cioè l'unico vero Dio" (Tratt. 36 in Joann).

Quando il Credo di Nicea è stato originariamente firmato dai partecipanti al Concilio, alcuni erano specificamente interessati alla definizione "della sostanza del Padre". Erano preoccupati che qualcuno potesse fraintendere questo e intenderlo come indicazione che il Padre e il Figlio erano lo stesso Essere. Per favore notate la seguente citazione presa da una lettera scritta da Eusebio di Cesarea.

"Quando questo documento fu dettato dai prelati, non si permise che le loro espressioni 'della sostanza del Padre' e 'consustanziale col Padre', passassero senza essere esaminate. Per cui, quindi, sorsero varie domande, e furono offerte varie risposte, ed il senso di questi termini fu attentamente considerato. Ammisero che le parole "della sostanza" stavano a significare che il Figlio era del Padre, ma non come parte del Padre (lo stesso Essere). Abbiamo pensato bene assentire a questa spiegazione, come indicante la dottrina giusta, che il Figlio era il Padre; ma non, comunque, una parte del Padre. Abbiamo perciò deciso di essere d'accordo con questa opinione; neppure abbiamo respinto la parola 'consustanziale', avendo in vista di promuovere la pace e di evitare con impegno l'allontanamento dal credo giusto. Per lo stesso motivo, abbiamo anche approvato le parole 'generato, non creato', dal momento che la parola 'creare', hanno detto, era comune alle altre creature fatte dal Figlio ed alle quali Egli non era per niente simile, e che, quindi, Egli non è stato creato come quelli che sono stati da Lui creati, ma è di una sostanza molto più eccellente di qualunque altro essere creato. Gli oracoli divini ci informano che Egli era del Padre, in senso di generazione, che non può essere concepito né espresso da alcuna intelligenza creata...

"Ma con l'espressione 'consustanziale col Padre' nient'altro è inteso se non che il Figlio di Dio non ha similitudini con gli esseri creati, ma somiglia in tutte le cose soltanto al Padre, dal Quale è stato generato, e che Egli non è di alcun'altra sostanza o essenza di quella del Padre. La definizione così spiegata pensiamo possa essere da noi giustamente accettata, ...

"Infine abbiamo abbracciato, senza ulteriori contese, quelle espressioni che si sono scoperte essere ineccepibili, quando, in seguito ad una pura analisi del senso delle parole, apparve che era completamente in accordo con quello inteso da noi, nell'esposizione della fede che abbiamo inizialmente abbracciato" (preso dalla stessa lettera scritta da Eusebio Pamphilus di Cesarea alla Chiesa di Cesarea in "A Historical View of the Council of Nice with a Translation of Documents" - "Una veduta storica del Concilio di Nicea con una traduzione di documenti", pgg. 44-46 di Isaac Boyle).

È molto chiaro che Eusebio di Cesarea non credeva che Cristo fosse in alcun modo un essere creato, ma che fosse stato generato da Suo Padre, quindi fatto di una natura molto più alta di qualunque altro essere creato. E anche interessante notare che Eusebio di Cesarea stava scrivendo a degli ariani, difendendo il fatto di aver firmato il Credo. Questo punto di vista non sembrava essere contrario al credo degli ariani. Inoltre, il suo credo che Cristo fosse generato piuttosto che creato, era accettato dalla parte degli atanasiani sufficientemente e necessariamente per permettergli di continuare nella sua posizione di vescovo.

Eusebio scrisse che gli sembrava, insieme agli altri associati, che i termini "della sostanza del Padre" e "consustanziale col Padre" erano completamente in accordo con ciò che Eusebio aveva inizialmente indicato come affermazione di credo, credo che gli ari ani sarebbero stati d'accordo a sottoscrivere.

I termini disputati furono aggiunti al Credo e, secondo la definizione di tali termini, anche alcuni di quelli della persuasione ariana potevano andare bene col Credo. Con i termini aggiunti al Credo, però, tutto ciò che ci volle fu una revisione delle definizioni dei termini, in seguito, per giungere agli insegnamenti che la Chiesa Cattolica sostiene e trasmette oggi.

L'accettazione del nuovo Credo

Ritorniamo alla descrizione del Concilio trovata in "The Two Republics" ("Le Due Repubbliche"). L'originale Credo di Nicene venne letto dinanzi all'assemblea.

"Così fu prodotto quello che è l'originale Credo di Nicene. L'influenza di Costantino ne convinse molti nel Concilio, ma diciassette vescovi si rifiutarono di sottoscriverlo. A quel punto l'imperatore comandò che tutti firmassero se non volevano essere cacciati via, e questo convinse tutti eccetto cinque di loro. Eusebio di Cesarea, il panegirista e uno dei consulenti di Costantino, impiegò un giorno intero per 'deliberare', Per farlo si consultò con l'imperatore, che gli spiegò il termine 'Homoousion' in modo da poter essere compreso come 'Homoiousion', 'Dichiarò che la parola, secondo la sua comprensione, non indicava tanto un'unità materiale delle Persone della Divinità, come Eusebio temeva se ne potesse dedurre' - di Stanley 'History of the Eastern Church', lezione III, par. 34. In questo senso, dunque, Eusebio adottò il testo e decise di sottoscrivere il Credo" (pg. 350).

A proposito della differenza fra i due termini che causarono la controversia: "homoiosian" (di sostanza simile) ed homoousian (della stessa sostanza), Benjamin G. Wilkinson scrisse quanto segue:

"Nondimeno, quelli che volevano vedere le cose in senso di 'homoiosian' o 'similitudine', invece che in senso di 'homoousian' o 'identicità', furono subito indicati dal vescovato come eretici ed Ariani. Eppure quando l'imperatore Costantino, nella piena assemblea del Concilio di Nicea, chiese ad Hosius, il vescovo che presiedeva, qual era la differenza fra i due termini, Hosius rispose che erano simili. A questo punto, ad eccezione di pochi, tutti i vescovi scoppiarono a ridere e lo tacciarono scherzosamente di eresia" (Benjamin G. Wilkinson, "Truth Triumphant" - ''Verità trionfante", pg. 92).

La disputa aveva a che fare con la definizione di termini che neppure si trovavano nella Bibbia. La differenza delle parole era talmente minima che era persino difficile da determinare; finanche il leader-sostenitore del punto di vista aria no era disposto a sottoscrivere il corpo centrale del nuovo Credo.

"Eusebio di Nicomedia e Theognis di Nicea hanno sottoscritto il corpo del credo, ma hanno rifiutato di sottoscrivere la maledizione pronunciata contro le dottrine ariane. La sentenza di allontanamento fu pronunciata; allora si arresero e sottoscrissero, eppure furono rimossi dal loro vescovato, ed al loro posto furono inseriti dei Cattolici.. Due degli altri vescovi, comunque - Theonas di Marmarica, in Libia, e Secundus di Ptolemais, si rifiutarono assolutamente dall'inizio alla fine di firmare il Credo, e furono allontanati. Per quanto concerne Ario, sembra essere partito da Nicea poco dopo essere stato espulso dal Concilio. Fu pronunciata la sentenza di allontanamento contro di lui come per gli altri, ma dal momento che era il responsabile principale nell'esposizione delle dottrine condannate, Costantino pubblicò il seguente editto contro di lui:

"Costantino Vittore Massimo Augusto, ai vescovi ed alle genti: Dal momento che Ario ha imitato delle persone malvagie ed empie, è giusto che debba subire la stessa ignominia. Perciò come Porfirio, il nemico della pietà, per aver composto dei trattati licenziosi contro la religione, ha trovato una ricompensa appropriata, cioè da quel momento è stato bandito con un'infamia che lo ha coperto di meritata reiezione, essendo stati i suoi scritti empi distrutti, così adesso sembra appropriato che sia Ario che quelli che sostengono le sue stesse tesi sia definiti 'Porfiri', che debbano prendere il loro appellativo da quelli la cui condotta hanno imitato. Ed oltre a ciò, se si dovesse scoprire qualche trattato composto da Ario, che sia consegnato alle fiamme, così che non solo la sua dottrina depravata sia soppressa, ma che anche nessuna memoria di lui possa in alcun modo rimanere. Questo dunque stabilisco, che se alcuno sarà trovato a nascondere un libro scritto da Ario, e non lo porterà subito allo scoperto e non lo brucerà, la pena per quest'offesa sarà la morte; subito dopo aver provato la sua colpa, il criminale dovrà subire la pena capitale. Che Dio vi possa preservare da questo" (pgg. 350, 351).

Un tentativo di coprire i fatti storici

"Il suo libro (di Ario), 'Thalia', fu immediatamente bruciato, e l'esempio fu così generalmente seguito, che l'opera divenne rara da trovare' - di Stanley 'History of the Eastern Church' - 'Storia della Chiesa orientale' - lezione IV, par. 39. Il decreto che allontanava Ario fu talmente modificato poco tempo dopo da diventare una semplice proibizione di ritornare ad Alessandria" (pg. 351).

La Chiesa Cattolica usò tutto il suo potere per distruggere qualsiasi registrazione e documento a proposito di quello che Ario credeva; gli unici che abbiamo a disposizione sono quelli che o sono sfuggiti di mano al potere cattolico o quelli che essi stessi hanno deciso di mantenere, nella loro forma originale o da loro alterata.

"Un'accusa non vera fu messa in circolazione, che tutti quelli che si definivano Ariani credevano che Cristo fosse un essere creato. [Nota: E' da dubitare che molti credessero che Cristo fosse un essere creato. Generalmente coloro che si opposero al Papato e che furono allontanati come Ariani confessavano sia la divinità di Cristo sia il fatto che era generato, non creato, dal Padre. Si rifecero ad altre deduzioni e speculazioni estreme circa la Divinità]. (Benjamin G. Wilkinson, "Truth Trimphant", pg. 92).

"Che gli insegnamenti di Ario siano stati quelli che usualmente ci vengono indicati o che non lo siano, chi può dirlo? Phillipus Limborch ha messo in dubbio che lo stesso Ario abbia mai ritenuto che Cristo fosse creato invece che un Essere generato [Nota: Limborch, "The History of the lnquisition" - "La storia dell'Inquisizione", pg. 95]. (Benjamin G. Wilkinson, "Truth Triumphant" - ''Verità trionfante", pg. 142).

È interessante notare che la storia della controversia ariana è stata nascosta così bene che è difficile determinare neppure che cosa credevano esattamente gli Ariani. Eppure sembra difficile che tutte le accuse mosse contro Ario e quelli con le stesse persuasioni siano accurate; è diventata regola generale bandire come Ariani tutti coloro che non erano pronti a sottoscrivere la dottrina della Trinità. Dal momento che si pensa comunemente che gli Ariani credono che Cristo è un essere creato, e quindi non divino, è stata continua accusa che se si nega la dottrina della Trinità, si crede che Cristo è un essere creato, e quindi si nega la Sua divinità. Tale accusa, se applicata a coloro che non sono stati d'accordo con gli insegnamenti su quest'argomento accettati della Chiesa Cattolica, è stata raramente accurata.


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Ultima modifica il: Gen 27, 2017
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